venerdì 1 dicembre 2023
Portiamo a te, Signore, le nostre traversate, i nostri fitti viavai di ogni giorno, questo andare da qui a là senza vederci chiaro, questo procedere a tastoni incerto eppur riempito di sete e desiderio. Portiamo a te i piani che facciamo: quelli che riusciamo a portare a termine e la cui realizzazione ci consola; e quelli che restano rimandati a più tardi, oppure si infrangono tra le nostre mani come un fragile anello che si spezza. Portiamo a te il nostro quotidiano che andiamo costruendo, sia quando ci sentiamo pacificati e in armonia, sia quando soffriamo per le pietre sul sentiero e per le tensioni di una marcia che ci appare deludente, logorante e ingloriosa. Portiamo a te le stagioni di entusiasmo, quando sentiamo che miracolosamente tutti gli elementi convergono e vengono a coincidere, come se l’esistenza fosse una luminosa danza che si va dispiegando, e questo soltanto. Ma portiamo a te anche il nostro estraniamento e la nostra solitudine, quando sperimentiamo la tessitura del mondo come smisurata, insostenibile e perfino ostile. Portiamo a te la gioia che libera nel tempo una musica indimenticabile, quella dolcezza innocente che è trascritta dalle risa, il senso vibrante e di unisono dei momenti di comunione, quando l’esistenza pare estasiarsi davanti a te. Ma anche i giorni barcollanti, quando il dolore sembra l’unico idioma atto a esprimerci o quando ci sentiamo delegittimati e vuoti, senza sapere cosa dire. © riproduzione riservata
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