sabato 14 aprile 2018
A Catania il calcio c'è chi lo scrive e lo legge con gli occhi da un pc. Fa così Danilo Ferrari, 34 anni, affetto fin dalla nascita da tetraparesi spastica distonica. Compagna insostituibile della sua squadra del cuore, prima del Catania, è la sua famiglia, l'infaticabile mamma Adele, oltre al padre e i due fratelli Satya e Narayen. Con la sua «sedia con le ruote» ha girato il mondo fin da bambino ed è entrato presto allo stadio Massimino, l'ex «clamoroso al Cibali». È un “attaccante” nato Danilo, uno che non si è arreso mai... Neppure dinanzi al derby della vergogna, quel Catania-Palermo in cui perse la vita l'ispettore della Polizia Filippo Raciti e lui stesso mise a rischio l'incolumità fisica. Coinvolto negli scontri tra gli ultrà non poteva certo scappare. Danilo però corre sempre con le sue idee, veloci, vulcaniche come l'Etna. Scrive articoli, studia, recita dal palco di un teatro: «Il mio cervello non segue certo l'immobilità del mio corpo. La saggezza che ho acquisito mi fa dire che muoversi velocemente non vuol dire sempre arrivare prima, ma quasi sempre farsi venire un esaurimento. Chi si arrende è perduto!», va ripetendo dal giorno che lo abbiamo incontrato. Danilo parla di calcio e di vita quotidiana, e lo fa con la stessa dolce poesia del suo concittadino Franco Battiato quando intona: «Te lo leggo negli occhi, tu lo leggi nei miei...».
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