Quello relativo al reclutamento di cantori e maestri di cappella è uno dei capitoli più intricati e affascinanti della storia musicale del Rinascimento. Nelle vicende che riguardano strategie di ingaggio e benefici, protezioni e privilegi si riflettono i caratteri specifici di un'epoca in cui l'arte ricopriva un ruolo di primo piano nella formazione dell'individuo, al punto da diventare non di rado l'"arma bianca" con la quale stabilire un predominio che, se non poteva essere politico, acquistava i toni della rivincita culturale; da qui la corsa di nobili e potenti ad accaparrarsi i più dotati e prestigiosi artisti del tempo.
Una tenzone a cui non volle sottrarsi neppure Ercole I d'Este, duca di Ferrara tra il 1471 e il 1505, il cui entourage poté sempre contare sulle più eminenti figure musicali allora in attività. Con un ulteriore, ma importante distinguo: in una società fortemente votata alla "mundanità", il ricco e aristocratico mecenate si distinse per un autentico fervore religioso e una sincera devozione, partecipando alla "Messa in canto" ogni mattina e ai Vespri al pomeriggio, ma facendosi soprattutto notare per una serie di atti e riti pubblici (come la questua durante l'Epifania o la lavanda dei piedi ai poveri e il servizio alla mensa dei più bisognosi durante la Settimana Santa) che hanno contribuito a consolidarne la fama di "principe cristiano". Così, quando fece di tutto per portare a Ferrara il sommo musico Josquin Desprez (ca. 1455-1521), se da un lato obbediva alla "ragion di Stato", dall'altro non veniva neppure meno alla possibilità di elevare la qualità e la solennità del culto divino e delle celebrazioni liturgiche.
è alla luce di tali considerazioni che ci si deve accostare alla splendida registrazione realizzata dal gruppo vocale De Labyrintho diretto da Walter Testolin (cd pubblicato da Stradivarius e distribuito da Jupiter), all'interno della quale troviamo raccolte alcune preziose creazioni che hanno legato il nome del compositore franco-fiammingo a quello della città estense; come la celebre Missa Hercules Dux Ferrariæ, pubblicata nel 1505, i mottetti Virgo salutiferi e Salve Regina, ma soprattutto il meraviglioso Miserere, saggiamente paragonato al michelangiolesco Giudizio Universale.
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