Ieri non ho potuto far altro che interrogare i miei robot intorno all'Epifania. Ho trovato una quantità di commenti alla narrazione dal Vangelo di Matteo, sulla quale la Rete è effettivamente prodiga di prospettive. E anche diverse storie della Befana, scoprendo che, ora che ha perduto la gara di popolarità con Babbo Natale e lavora quasi solo per i bambini poveri o ammalati, la vecchietta volante mi è più simpatica di una volta.
Tra quello che non era né Vangelo né fiaba segnalo, in rapida successione dal profano al sacro, quattro clic. Il primo è sulla relativa puntata, per nulla divertente, della saga pubblicitaria che un sito immobiliare ha costruito sulla Natività, puntando un po' sulla tv e molto su Facebook ( tinyurl.com/yac5pvkx ): i Magi arrivano anche qui, ma portano troppa mirra, per cui servirà che la nuova casa abbia la cantina. Il secondo è sulla settimanale vignetta di Gioba ( tinyurl.com/y9dfq5u5 ), che, come lui sa fare, pizzica l'attualità immaginando che, da quest'anno, siano obbligatori per l'incenso e la mirra i “sacchetti ecologici”, a spese naturalmente della Famiglia destinataria. Il terzo è sul sito di Mondo e missione ( tinyurl.com/ydg6lgkb ), dove Giorgio Bernardelli racconta, con efficace attualizzazione, che «i popoli giunti da lontano guidati da una stella oggi in Terra Santa hanno il volto dei figli degli immigrati», bambini asiatici e africani, nell'indifferenza di israeliani e palestinesi. Il quarto è sul profilo Facebook di Assunta Steccanella ( tinyurl.com/ycax2rkx ): ci propone una poesia di Rostand che coglie i Magi nel momento in cui «perdettero la stella» per «averla troppo a lungo fissata», immaginando che la ritrovino grazie a un semplice gesto di servizio del «povero re nero, disprezzato dagli altri». E ci lascia tanto da meditare.
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