Pullulano le finzioni. Attenzione: le fake news sono tutt’altra cosa. Tra finzione e menzogna occorre saper distinguere, anche se nella comunicazione ridotta a melassa ciò richiede un minimo di abilità critica. Prendiamo la foto di papa Francesco imbacuccato in un falso piumino bianco extralarge (qui dell’eco digitale ha ragionato ieri Guido Mocellin tinyurl.com/yynf2mmz). Ne scrive Massimo Gramellini sul “Corriere” (28/3). È un gioco, una burla resa oggi facile dalla tecnologia, evoluzione raffinata degli antichi collage. Roba vecchia: ricordate Forrest Gump, inserito in autentici filmati d’epoca accanto ai potenti di turno? Molto prima fu Woody Allen a creare il personaggio di Zelig, il camaleonte umano, che per vivere sereno accetta di trasformarsi in colui che gli altri desiderano egli sia, fino a smarrirsi dentro innumerevoli finzioni. E prima ancora Finzioni è opera geniale di Jorge Luis Borges... Forse è una finzione, assai poco giocherellona, quella di cui scrive Patrizia Floder Ritter sulla prima pagina della “Verità” (25/3): «Ai test per un posto da vigile a Madrid. Si sente “donna”, sbaraglia tutte le concorrenti». Sarebbero «i primi effetti, scontati, della Ley trans approvata un mese fa in Spagna» per cui «basta un’autocertificazione, nemmeno un certificato medico». Sarà sincera/o oppure no, lo sa soltanto lei/lui. Ma tutto sa di finzione. Altro genere di finzione è quella di cui scrive Carlo Baroni sul “Corriere” (28/3), titolo: «Moser, Saronni e la melassa dei finti amici» (vedi Press Party del 25/3 tinyurl.com/yc5c2x7j). I grandi rivali dello sport e anche della politica (pure dello spettacolo?), quando dicono di «rispettarsi» e di essere amici, fingono, fingono tutti quanti. E allora, conclude Baroni, «grazie Saronni e Moser che ci risparmiate la melassa di un’amicizia solo a parole». Qualcuno adombra che sia una finzione, pur lecita, quella del centrattacco Retegui, argentino dotato di nonno di Canicattì, che pur ignorando l’italiano (ma canta l’Inno di Mameli!) viene arruolato in Nazionale, mentre altri sportivi di discipline meno popolari, pur da sempre tra noi e dotati di accento casertano o brianzolo, devono aspettare di compiere la maggiore età. E che dire delle finzioni più odiose e pericolose? Un bullone (“Giornale” e “Libero”, 27/3), o forse una vite (“Stampa”, 27/3) si finge commestibile e finisce nel panino di una mensa scolastica. Meglio Zelig.
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