Il cielo è uno scudo che difende il villaggio dall'universo delle tenebre. Protegge la terra, la dea creatrice dell'essere umano. Nel mistero dell'oscuro mondo degli agangongombo, gli "uomini del segreto", quando si cerca consiglio, si "risvegliano" i defunti. Nell'Aldilà, dove si agita il magma dell'ignoto, tutto appartiene al kinganga, la magia.
Si dorme nella capanna, ma si viaggia in Mercedes, che sarà pure vecchia e ammaccata, ma pur sempre resta una Mercedes, e intanto ci si propizia le anime dei morti per tenere lontani gli artigli del landa-landa, il malocchio.
«Perché se la fiera è uscita dalla foresta per entrare nel villaggio a uccidere quel poveretto, significa che qualcuno ce l'ha mandata», sosteneva il medico congolese, laureatosi a Oxford, rivolgendosi all'amico missionario che ancora sorrideva nel raccontarcelo in un luogo sperduto dell'Africa più nera.
La vita è forza, energia inattaccabile, ma quando accade che si esaurisce il fluire della linfa, e il corpo si ammala, un parente muore di vecchiaia, o il fulmine cade e uccide qualche malcapitato, allora va cercato il responsabile del maleficio. E va punito, anche con la vita. Ci penserà lo stregone a individuare il responsabile del landa-landa, preparando i suoi riti magici, miscelando pozioni di ossa, polvere, tizzoni ardenti, denti e artigli d'animali, erbe eccitanti.
Ieri Zaire, oggi Repubblica democratica del Congo. Non era raro raccogliere storie di riti magici, anche di cannibalismo rituale, di tribù, come quella degli Yansi, il popolo che si lima i denti per renderli aguzzi, con l'abitudine di utilizzare parti del corpo umano come ingredienti determinanti per la preparazione delle pozioni ritenute magiche.
Quando lasciando la caotica capitale Kinshasa, ci si inoltrava per il safari, il viaggio che si gettava nelle insidie della foresta e della savana, per raggiungere le lontane missioni cattoliche, questi racconti accompagnavano i violenti scossoni del camion che a fatica si faceva largo scavalcando strade che l'incuria e i capricci del tempo avevano cancellato.
Se in un villaggio unmuntu ya kufwa, in lingua kikongo, un uomo muore, la famiglia del defunto ne pretenderà la ragione dallo sciamano. Di solito i presunti responsabili del presunto sortilegio vengono pescati nel villaggio tra gli individuati più deboli. I bambini, soli, o gli anziani, soli. Perché? Perché gli anziani "vogliono" la morte di qualcuno per assorbirne kudio, l'energia, la vita, l'anima. E i bambini? Sono gli anziani trasformati che hanno bisogno di altra energia per rimanere tali. La tribù dei Ba-Luba, ritiene che quando una donna muore di parto è perché nkodi, lo spirito del male, si è nascosto nel corpo del nascituro. In realtà la loro solitudine è un peso per il villaggio e, poi, nessuno ne reclamerà la loro innocenza.
Certo, miseria, isolamento, ignoranza, assoluta assenza di istruzione, segnano la vita negli sperduti villaggi delle foreste. Dove è marcato il proliferare di sette e maghi, ciarlatani e profittatori che indossando simboli religiosi considerati difese contro spiriti e maledizioni. Un giorno incontrammo questa storia. Un "medico" si aggirava tra gli sperduti villaggi della provincia del Bandundu, alla gente si rivolgeva così: «Il mio compito è controllare la salute del mio popolo».
Un dottore è merce pregiata e rara nelle periferie del mondo dove per la notte altro non c'è che un tetto di frasche. La gente accorreva da ogni dove, come un fiume a primavera. Facendo giorni di marcia a piedi, magari senza neanche una briciola di pane in saccoccia. Quel medico, inanto, racimolava qualche soldo e molte galline. Poi sparì. Qualcuno cominciò a chiedersi come mai usasse lo stesso ago e siringa. Anche se il particolare che più aveva suscitato perplessità era il microscopio: mancava la lente.
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