Il forum della Coldiretti che si è svolto a Cernobbio per il 17° anno consecutivo ha segnato un passo decisamente importante per la più grande organizzazione agricola italiana. Diciassette anni sono uno spaccato significativo per una realtà radicata nella società, che tuttavia deve fare i conti con il cambiamento, evitando la stagnazione culturale che deriva dall'orgoglio di avere un certo potere; un pericolo che è sempre dietro l'angolo e che arriva a segnare tutte le organizzazioni, soprattutto quando manca la capacità di cambiare.
La Coldiretti lo ha fatto, a iniziare dal turn over di dirigenti e funzionari. Ma mi ha colpito nel laboratorio di Cernobbio la chiarezza di alcune idee, iniziando dalla battaglia sull'etichettatura: emergenza che fa parte della guerra più vasta sull'imitazione dei nostri prodotti in ogni parte del mondo. Qui c'è stata una convergenza del mondo politico, con dichiarazioni che presto dovrebbero tradursi in leggi e decreti. A iniziare dalla cosiddetta legge Caselli contro le agromafie, inviata alle Camere il giorno dopo la decadenza della passata legislatura.
Il secondo elemento di chiarezza è rappresentato dalla nascita di Filiera Italia, ossia una casa comune che unisce il mondo della produzione agricola ad alcuni importanti marchi alimentari. E rappresenta un superamento delle beghe di casa nostra, con la contrapposizione fra mondo industriale e agricolo e il rischio che quest'ultimo fosse messo in un angolo. Simbolo di tale patto è l'accordo siglato fra McDonald's e Coldiretti per garantire, attraverso Inalca, l'uso di carne italiana al 100%. Ora manca un pronunciamento su un altro anello della filiera, che è il commercio, anche quello al dettaglio, che potrebbe essere un alleato nella campagna che produce eccellenze.
Otto anni fa, a Golosaria, lanciammo l'«idea del cavolo», ossia l'adozione da parte dei negozi di prossimità di una o più aziende agricole che portassero la stagionalità nelle grandi città. Quest'anno, sempre a Golosaria (in programma al MiCo dal 27 al 29 ottobre) firmeremo il Manifesto della Bottega Italiana per valorizzare la professionalità di molti negozianti, nel quale si trovano diversi elementi comuni con la base della filiera.
Coldiretti spinge però sui negozi di Campagna Amica, che diventano addirittura mercati coperti nelle principali città e che stanno riempiendo un vuoto creatosi nella cosiddetta offerta tradizionale. Fuga in avanti? Incomunicabilità fra organizzazioni dell'agricoltura e del commercio? Oppure due passi diversi? Sarà importante capirlo, anche se per adesso la partita (non ancora il campionato...) vede in vantaggio un mondo agricolo più dinamico rispetto a un commercio che registra continue chiusure.
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