Il più delle volte, quando mi manda una email, Google Alert mi riporta notizie di vari miei omonimi imprenditori nel Vicentino e nel Padovano. Ieri invece mi ha segnalato l'imminente apertura, a Cinisello Balsamo, della mostra «È veramente l'amore che fa girare il mondo», dedicata alla serva di Dio Maria Cristina Cella Mocellin, della quale il 22 ottobre ricorrono i 25 anni dalla morte. Non ho l'onore di contarla tra i miei parenti, seppure acquisiti, e tuttavia la sua figura mi è nota. Non solo perché, se mi «googlo» (cioè faccio ricerche su di me in Rete: pratica poco nobile, e tuttavia non inconfessabile...) con il solo cognome, ella compare dopo il calciatore Enzo (Napoli e Vicenza, anni Settanta-Ottanta) ma prima di me; ma perché la sua storia è di quelle che non si dimenticano. Somiglia a quella di Gianna Beretta Molla (morta nel 1962, canonizzata nel 2004) e di Chiara Corbella Petrillo (morta nel 2012, causa di beatificazione aperta nel 2018): tre giovani donne, di tre diverse generazioni, che hanno messo il rischio della propria vita davanti al rischio della vita del bambino che portavano in grembo.
Dunque: si «googla» Maria Cristina Cella Mocellin e si incontrano: la pagina che la riguarda sull'infallibile "Santi, Beati e Testimoni" ( bit.ly/3lKqsMc ), alcune bellissime interviste al marito Carlo Mocellin e soprattutto il sito "Amici di Cristina Onlus" ( bit.ly/34YmJEk ) con le relative pagine Facebook e Instagram. L'Associazione cui la Rete fa eco ha per scopo principale «favorire iniziative e sostenere enti che si adoperano per promuovere la vita umana laddove si trova ad affrontare gravi situazioni di disagio e di sofferenza», ma serve anche a diffondere la testimonianza di Maria Cristina e di Carlo. In questo senso sono da leggere assolutamente, sul sito, la sezioni del «Diario» e delle «Lettere», già pubblicati da San Paolo. Dove l'amor di Dio, l'amore sponsale e l'amore materno si rincorrono «nella gioia e nel dolore» fino a confondersi.
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