Se si amano le etichette, quella di don Federico Tartaglia sarebbe stata, fino a pochi anni fa, di «missionario fidei donum»: nove anni in Malawi. Oggi invece, mentre è parroco a Roma, lo definiremmo «prete multimediale». Infatti ha un profilo Facebook, un sito web nato come promozione dei suoi libri (scrive per Àncora) e un canale Youtube. Qui, prima di due ottimi servizi sulla XVIII Assemblea ecclesiale della diocesi di Porto-Santa Rufina (compresa un'intervista al direttore di Avvenire), è stato postato, il 14 settembre, un video intrigante: «Cresimandi 2.0» ( bit.ly/2lJAGn0 ). La sfida volontariamente intrapresa da don Tartaglia (che ovviamente è rimasto un «missionario») era, onestamente, ardua: ha chiesto a un gruppo di ragazzi, durante un momento libero del “ritiro” pre-Cresima, di suggerirgli come fare il prete-youtuber. Ne è uscito un filmato di tre minuti, necessariamente stralunato: «Bella tutta, ragazzi, sono don Federico 89» è la frase di avvio che gli viene suggerita, ma anche l'unica completa che esce fuori; il resto sono frammenti. Alla domanda del parroco: «Per essere interattivi cosa proponiamo» la prima risposta, corale, fa riferimento alle richieste di donazioni, e si intende che i cresimandi non sottolineano, in questo, un vezzo dei preti ma piuttosto una caratteristica degli youtuber; la seconda risposta è analoga perché fa riferimento alle richieste di like sui social e di iscrizioni al canale video. Finalmente, sollecitati ad aggiungere «qualcosa di cristiano» (visto che è stato chiesto loro di immedesimarsi in un prete youtuber), la loro proposta, abbastanza elementare ma a suo modo pertinente, è: «Ogni like un'Avemaria». Naturalmente è stato solo un gioco, ma proponendolo don Tartaglia ha imparato dai ragazzi ciò che egli stesso intendeva insegnare loro, e cioè uno sguardo critico su quella porzione del digitale che più li affascina in questa età: dei quasi coetanei che conquistano con poco l'attenzione di tanti.
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