Molte illazioni e pochi fatti; la "somalizzazione" della vita pubblica, in una guerra tra bande con scarso interesse per il bene comune. Questi alcuni commenti, tra i più pensosi peraltro, sull'attualità politica e istituzionale, dai quali emerge una crescente, preoccupante sovrapposizione tra dibattito politico generale e dibattito sulla giustizia.
Sovrapposizione da rifiutare pena il venir meno della precondizione per una convivenza civile, cioè la fiducia verso l'arbitro, sia del carattere distintivo dei moderni ordinamenti, la divisione dei poteri, che significa anche una posizione particolare del giudiziario ai cui appartenenti non spettano impropri privilegi, ma una posizione di serenità e indipendenza. Merita allora attenzione la recente scelta del Csm (sotto i riflettori dei media in questi giorni per altre e più confuse ragioni) di aumentare la consapevolezza, da parte di dirigenti e magistrati, sull'importanza delle misure patrimoniali per prevenire e contrastare la criminalità da profitto. L'evoluzione della confisca, da misura di sicurezza legata alla condanna a misura di prevenzione volta ad aggredire patrimoni illeciti, via via allargata e allargabile anche al di fuori della criminalità organizzata di stampo mafioso, costituisce uno dei fenomeni più rilevanti a partire dalla legge Rognoni-La Torre del 1982. Ma il Csm non si è fermato al plauso per l'evoluzione legislativa e neppure alla sollecitazione a definire in fretta il percorso parlamentare del nuovo codice antimafia, il quale contiene l'importante norma che, coniugando lotta alle mafie e lotta all'evasione fiscale, precluderà al condannato la possibilità di giustificare la legittima provenienza dei beni sul presupposto che il denaro utilizzato per acquistarli sia provento reimpiego dell'evasione fiscale. Sta andando oltre, avendo riscontrato la necessità di puntare a una maggiore omogeneità dei procedimenti preventivi e soprattutto dei percorsi di amministrazione dei beni confiscati allo scopo di renderne maggiormente efficiente la gestione e di favorirne la riutilizzazione per finalità sociali, così da dimostrare che la vittoria della legalità è anche economicamente vittoria della collettività. Come ha di recente ricordato la Corte europea dei diritti dell'uomo, nella causa De Tommaso c. Italia, le misure preventive devono essere legislativamente precisate e circostanziate, ma la Corte costituzionale da tempo batte questa strada. Sarebbe opportuna una maggiore attenzione da parte del giudice sovranazionale. Tutto ciò ha avuto scarsa eco in queste settimane, in mezzo a illazioni di diverso segno e a pochi fatti veri e importanti. Conviene tenere presente che si combatte per la legalità anche respingendo i polveroni mediatici.
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