Gli studi sulla liturgia del Papa emerito andrebbero letti da tutti i cattolici, in quanto, se compresi davvero, se ad essi si consegna il proprio cuore e il proprio tempo, favorirebbero la “sparizione” dei cristiani da pasticceria contro cui papa Bergoglio ha lanciato i suoi strali, con ovvio riferimento alla messa domenicale come mondana premessa alla più lieta sosta in pasticceria. Ricordo che da bambino vivevo la liturgia principale come una strana “messa in scena” in cui i momenti clou erano: guardare le “femmine” dall'altra parte delle panche, il profumo intenso e leggermente inebriante dell'incenso, l'imbarazzo e il gioco del “segno di pace”, oltre a curiosare chi faceva la comunione e chi no e infine quel liberatorio “andate in pace” per correre, nell'immagine precisa e forse per questo scandalosa, di papa Francesco, a comprare i pasticcini. L'aspetto più ludico di quel cristianesimo “a vocazione ateista” erano i canti delle suore, dove avevamo trovato la più stonata che era diventata per noi una sorta di paradossale idolo punk. Ecco, credo che per troppi la funzione domenicale sia rimasta questo. E non un atto di salvezza che ha fondato e reso eterno un momento a cui tutti possiamo partecipare nella e oltre la storia. E che certo in nulla si combina con i successivi piaceri da acquistare in pasticceria.
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