La lettera ai Galati è una energica reazione di Paolo alla nostalgia di quei cristiani per la loro pratica religiosa ebraica, rassicurante per loro con le sue opere ben definite che sembravano certificare, una volta praticate, il gradimento a Dio e la salvezza. A tutto questo l'apostolo oppone la novità della fede in Gesù la cui dirompenza salvifica Paolo esprime in questi termini: «Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità» (5,6). In parallelo a questo dettato che può essere veramente ritenuto la sintesi del messaggio della lettera, se non addirittura di tutto il pensiero etico paolino, si può mettere questo altro pensiero: «Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura» (6,15). A sua volta il collegamento va spontaneamente a quanto Paolo scrive ai cristiani di Corinto: «Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove» (2 Cor 5,17). L'incorporazione a Cristo è avvenuta mediante il battesimo, il seme e il sigillo della novità di vita è il sacramento primordiale. Dall'immersione nell'acqua battesimale è iniziata una dimensione creaturale partecipe della novità della risurrezione (Rm 6,4-5). Il cristiano è una creatura/creazione nuova, ossia pasquale, costituito di una novità che eternizza la sua creaturalità.
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