Così le riletture d’autrice rimbalzano di sito in sito
mercoledì 27 settembre 2023
La rubrica “Riletture” che Mariapia Veladiano firma da quasi dieci anni sulle pagine de “Il Regno” viene integralmente postata anche sul sito della rivista (shorturl.at/jBRS7). E da lì si mette a viaggiare su blog e social: la puntata di settembre è già rimbalzata su “Alzo gli occhi verso il cielo” (shorturl.at/myEKT), prezioso e frequentato scaffale digitale di conferenze, saggi, lezioni di autori scelti perché affini nello spirito. La formula di queste “Riletture” è originale: una scrittrice che riapre un’opera di un altro scrittore. Non una recensione, non la scheda di un’antologia; piuttosto le risonanze che, a distanza di tempo dalla prima lettura, il libro suscita in chi, a sua volta, si misura abitualmente con “il mestiere di scrivere” (a proposito: l’ultimo romanzo di Veladiano è “Quel che ci tiene vivi”; qui su “Avvenire” ne ha parlato Alessandro Zaccuri shorturl.at/inrAL). In questa puntata il libro è “Dialoghi delle carmelitane”, che Georges Bernanos ha scritto «sul confine estremo della sua vita» e che «scorre tutto, letteralmente dalla prima all’ultima pagina, sotto il segno della paura, paura della morte». L’autrice l’ha letto «tanto tempo fa, a un’età non proporzionata alla profondità delle parole lette», e ora le si ripresenta «vividissimo a seguito di un’esperienza personale tanto profonda da segnare una cesura». Ha il «potere unico che solo le storie hanno, quello di rappresentarci. Dev’essere per questo – annota – che Gesù ha insegnato con le storie e non con i trattati (teologici)». La protagonista Bianca, nella Francia in cui scoppia la Rivoluzione, entra in clausura; «il resto è dialogo, e il dialogo è l’arte dell’incontro, fra gli uomini e, qui, fra le donne, e con Dio». Come sta «la paura con la fede?», si chiede Veladiano dopo aver rapidamente pennellato la conclusione della storia. «La verità è che non lo sappiamo. Non sappiamo proprio niente». Ma «una riflessione folgorante» di un personaggio del libro le suggerisce l’ultima, più forte risonanza: «Non importa avere paura, non importa avere dubbi, questo fa parte del nostro essere creature, mortali, fragili come tutto qui sulla terra. Importa conservare il luogo, la punta dell’anima o il fondo del cuore o la luce piccola interiore, in cui poter accogliere, ricevere, consumare la divina accettazione». © riproduzione riservata
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