
Trasformare la morte in vita, il buio in luce, la disperazione in speranza senza fine: è questa la missione fondamentale di ogni cristiano. Un mandato vissuto fino in fondo da san Damiano de Veuster, che con coraggio e dedizione rese un luogo di morte, una colonia per lebbrosi, in un regno d’amore. Originario delle Fiandre, Giuseppe era il penultimo figlio di otto, nato il 3 gennaio 1840, e a 19 anni decise di entrare anche lui, come uno dei suoi fratelli, tra i sacerdoti dei Sacri Cuori, prendendo il nome di fratel Damiano. Il fratello Pamphile divenne prete nel 1863 ma essendo malato non poté andare in missione, così Damiano prese il suo posto e, non ancora sacerdote, partì per Honolulu, alle Isole Sandwich (poi Hawaii). E fu lì che nel 1864 venne ordinato prete e cominciò il suo ministero sacerdotale. Nel 1873 andò nell’isola lazzaretto di Molokai, dove il governo mandava i malati di lebbra: trovò una situazione al limite dell’umano, dove i morti giacevano insepolti, dove i medici erano essi stessi malati, e decise di rimanere lì per dare vita più dignitosa a quei lebbrosi. Portò il Vangelo, ma anche scuole e case, creando una vera e propria comunità. Nel 1885 venne contagiato e morì all’età di 49 anni. È beato dal 1995 ed è stato canonizzato nel 2009.
Altri santi. San Marone, martire (I sec.); san Paterno di Avranches, vescovo (VI sec.).
Letture. Romano. Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38.
Ambrosiano. Gb 19,1-27b; Sal 118 (119),161-168; Tb 5,4-6a;6,1-5.10-13b; Mt 26,1-5.
Bizantino. Es 2,5-10; Gb 1,13-22; Mt 24,36-26,2.
t.me/santoavvenire
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: