«Una distinzione per non creare confusione»: "Zenit" (29/1) su "tema" già a prima vista strano, «La coscienza tra Papa Francesco e Erich Priebke». Lo "svolgimento" parte dall'affermazione del Papa ("Repubblica" 1/10 e "Osservatore" 2/10/2013) che «ciascuno deve obbedire alla propria coscienza» che si dice «ha sollevato perplessità» e addirittura «smarrimento». Infatti qualcuno ha visto in quelle «parole papali conferma del relativismo».Già problematico, messo così, ma peggiorato dal fatto che subito, bianco e nero, leggi in parallelo che «pochi giorni dopo, l'11 ottobre morì Erich Priebke», il carnefice delle Fosse Ardeatine che fino alla fine non si pentì sbandierando la sua coscienza, e che quindi «sembrerebbe quasi trovare una glorificazione proprio nell'intervista del Papa» che dice «dovere di ciascuno di seguire la sua coscienza». Leggi e nel complesso trovi un grave malinteso pertinace e manifesto: inspiegabile. Serve infatti a poco che in conclusione, per rimediare a tutto si invita il lettore a quanto scrissero «nel 1991 l'allora cardinale Joseph Ratzinger e soprattutto Romano Guardini». Infatti quella frase di Francesco è nella linea perfetta della dottrina teologica di San Tommaso d'Aquino («Bisogna obbedire alla coscienza o al superiore religioso? Alla coscienza!») e dei documenti del Vaticano II.Varrà la pena – per chi ha pensato al parallelo con Priebke e ci ha ragionato su dicendosi preoccupato per «smarrimenti» e «perplessità» molto ambigue e poi invitando a correggere Francesco con l'autorità di Ratzinger e Guardini – di ricordare che alle Ardeatine Erich Priebke trucidò tanti innocenti colpevoli solo di essere ebrei, e che solo una coscienza folle, o diabolica, può pensarsi autorizzata a negare con i fatti il "Non uccidere" divino.
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