Giustamente Silvia Lucchetti, con un articolo su "Aleteia" ( bit.ly/3gaxYiz ), valorizza un post comparso recentemente nella pagina Facebook "Sulla strada di Emmaus", che fa capo (come l'omonimo sito) al cappellano del carcere "Due Palazzi" di Padova don Marco Pozza. Vi viene riprodotto un lungo biglietto che don Pozza ha trovato in sacrestia: chi scrive è un detenuto che, accanto alla confessione di una prossima resa alla «testardaggine» di Dio nei suoi confronti, si scambia le parti con il suo cappellano, esprimendogli una ruvida ma sincera solidarietà per la fatica che ne accompagna il ministero. Non è la sola perla che si può trovare frequentando la vita digitale di don Pozza, anche se egli è giustamente popolare per via delle serie di programmi televisivi e relativi libri (sul Padre nostro, sull'Ave Maria, sul Credo e su vizi e virtù) nei quali ha intervistato "anche" Papa Francesco. Il sito ( bit.ly/34Tx3h0 ), nato nel 2008 come «parrocchia virtuale», è stato affiancato due anni dopo dal canale YouTube e dalla pagina Facebook. Attualmente don Pozza vi firma, il venerdì, il "commento al Vangelo"; negli "editoriali" si alterna con i principali collaboratori del sito; negli "approfondimenti" lascia lo spazio ad altri: ad esempio, è in corso una serie di Laura Giulian, "#in-ascolto", che parla con bella empatia degli adolescenti. I post nella pagina Facebook alternano i riflessi di questi tre generi di testi, le riprese di articoli su qualche tema di attualità, la promozione delle altre attività di don Pozza e, naturalmente, storie di «vita di galera». Come quella del 3 giugno ( bit.ly/2S43nLB ), dove le parole e l'immagine raccontano la gioia del primo, «piccolo passo» di un detenuto verso la libertà, suggerendo a don Pozza un insegnamento che vale anche fuori dal carcere: «Il primo passo nasce sempre da un "posso". Se vuoi una seconda possibilità, fai tu il primo passo».
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