Il nostro cuore ci spinge verso ciò che lo fa palpitare e verso questa meta andiamo in fretta, senza badare a stanchezze, ostacoli, difficoltà. È così che andremmo incontro a Dio, se avessimo l’autentica consapevolezza di ciò che egli può donarci, della felicità che troveremmo nel suo abbraccio. E questo andare verso di lui sarebbe il modo più efficace per portare Cristo a coloro che lo attendono, perché essi vedrebbero in noi la bellezza dell’incontro verso cui stiamo correndo. È questo il dinamismo umano e spirituale che ritroviamo nell’episodio della Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta, oggi al centro della liturgia nel giorno che chiude il mese tradizionalmente dedicato alla Madre di Dio. L’episodio, narrato dal Vangelo di Luca, ci mostra due madri che si ritrovano portando dentro di loro il dono inatteso del Signore. Due nuove vite, segno affascinante della potenza di Dio ma anche della sua delicatezza. E il canto del Magnificat è l’inno a tutto questo, invocazione dell’unica vera forza che cambia il mondo: la misericordia. Maria è evangelizzatrice ancora prima di conoscere Cristo, perché lo porta in grembo, lo genera al mondo, è l’icona della potenza che sceglie il nascondimento, l’umiltà, le logiche dell’amore. Nell’incontro tra Maria ed Elisabetta, insomma, scorgiamo la possibilità che il Regno di Dio si realizzi davvero in mezzo a noi; un regno no basato sulla legge del più forte ma sulla capacità di andare incontro al prossimo.
Altri santi. Santi Canzio, Canziano e Canzianilla, martiri (IV sec.); san Vitale di Assisi, eremita (1295-1370).
Letture. Romano. Sof 3,14-18; Is 12; Lc 1,39-56.
Ambrosiano. Ct 2,8-14; Sal 44 (45); Rm 8,3-13; Lc 1,39-56.
Bizantino. Rom 1,18-27; Mt 5,20-26.
t.me/santoavvenire
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