«Sono il Nulla!», si autopresenta minaccioso, sotto l'apparenza minacciosa e un po' ridicola, l'essere che cerca di bloccare il viaggio iniziatico del protagonista della "Storia infinita" di Micheal Ende, ormai proverbiale metafora pop (come "Pinocchio", come "Matrix") del transito terreno. Questo "nulla", che si pretende con la "enne maiuscola", come entità contraria all'essere, paventa distruzione e morte, la cancellazione di qualsivoglia realtà, materiale e spirituale, ma in quella pretesa si esaurisce. Questo "Nulla" potremmo chiamarlo, per parafrasare un altro controverso film, come "L'ultima tentazione dell'Umanità", null'altro è che il contagio esponenziale della paura. Ogni epoca ne ha avuto più di uno. Si alimenta e cresce nella nostra convinzione che possa infine trionfare. Da millenni si ripropone, e ogni volta appare più potente rispetto a un passato in cui, essendoci ora un presente, non ha evidentemente vinto. Le sue vittorie sono brani di storia spezzata, narrazioni di popoli che sulla loro carne ne hanno subito gli strapazzi, le assurde e inutili battaglie. Spesso epocali. Diceva Sant'Agostino che «Il male è una perdita di tempo», nella consapevolezza che il tempo della nostra esistenza è il nostro, provvisorio, bene più grande. E questo nulla altro non è che la polvere che si deposita nel nostro tempo, e sempre va rimosso.
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