Milano e Palermo. Sembrano così distanti, ma ospitano strani fenomeni simili. Nelle ore che iberici e latinoamericani chiamano "madrugada", le "ore piccole", dopo la mezzanotte improvvisamente scoccano fuochi d'artificio che illuminano le tenebre. A volte si tratta di qualche minuto bastante però a stracciare il silenzio della notte e a invaderla di vivaci piogge di colori, a volte di uno spettacolo un po' più lungo, con esibizioni pirotecniche e botti. Si potrebbe pensare che si tratti di una magnifica manifestazione vitale mediterranea che da Palermo si prolunga fino a Milano. Però nessuno l'ha annunciata, nessuno spettatore vi è stato chiamato. È un vero happening, una sorpresa e per chi ne viene risvegliato una strana interruzione. Mistero; in realtà sia a Palermo sia a Milano si tratta di un segnale. Che festeggia l'uscita dal carcere di qualche affiliato a una cosca o che annuncia agli interessati che è arrivata in un certo punto della città una nuova partita di droga.
Sopresi? Solamente se vi sembra che le città siano un territorio completamente controllato dalle istituzioni. In realtà questi sono segnali del possesso del territorio dati da varie forze. A Palermo stazionano durante il giorno, comodamente seduti in ampie auto, personaggi che sono preposti a controllare, angoli, vie, passaggi. Li trovate nei quartieri buoni più che in quelli notoriamente "popolari" e marginali. A Milano una mappatura dei quartieri di periferia, ma anche di quelli del centro potrebbe raccontare dove sono installati i centri di potere delle cosche, che siano siciliane, calabresi, pugliesi o napoletane. Questo servirebbe ad avere della città un'idea un po' più realistica e a capire quello che vi accade, che sembra nascosto fin quando non si manifesta e non solo con i fuochi d'artificio.
È un fenomeno molto più generale di quanto si pensi. L'illusione che le città siano dei luoghi controllati dalle istituzioni è una illusione del passato. Oggi sono realtà complesse che richiedono una conoscenza un po' più approfondita. Leonardo Sciascia parlava decenni fa di «linea della palma» che risaliva l'Italia per esprimere la sua preoccupazione che certe logiche occulte stessero prendendo possesso dei territori del Nord della Penisola. Non è la logica della mala e della mitica delinquenza della Milano degli anni 50 e 60, quella raccontata magnificamente dai libri di una coraggiosa casa editrice, Milieu, che ricorda come la Milano di adesso affondi le radici in quel mondo dei «soliti ignoti». Eppure, uno sguardo simile, attento, potrebbe oggi raccontare una città di cui vediamo solo la superficie.
Al di là dello scandalizzarsi di tutto questo, c'è un motivo molto importante per studiare le città come luogo di movimenti occulti, quello che ci consente di capire, di prevenire, di andare al di là dell'ingenuità. Oggi la democrazia delle città si gioca non in un aumento del controllo, a cui può sempre opporsi un aumento dell'occulto, ma in un aumento della conoscenza, in una capacità vera di comprendere che le città sono iceberg di cui vediamo solo l'aspetto emerso. In un richiamo all'intelligenza di Falcone, che era anzitutto uno studioso prima di essere un magistrato, la ricerca e la conoscenza sono la prima base per dare delle città un quadro che ci permetta di renderle dei territori di vera eguaglianza e diritti.
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