Prendendo spunto dall'ultimo libro di padre Spadaro, “Quando la fede si fa social” (Emi), Alessandro Gisotti lo ha intervistato per la Radio Vaticana (http://tinyurl.com/nwphnmn), sollecitandolo anche su «social network e Giubileo della Misericordia» e ottenendo una risposta che, a sua volta, mi solletica: «Quello che mi sembra importante in questo Giubileo, per esempio, è condividere esperienze di misericordia, condividere la parola chiave nella Rete. La fede si fa social perché è in grado di dare una testimonianza, e oggi una testimonianza si condivide e si condivide anche sui social». Condivido, certamente. E allora, fermo restando (non lo ripeterò mai abbastanza) che la porzione di Rete nella quale navigo non è né tutta la Rete (non sono un algoritmo) né tutta la Rete che dice e pensa il cristianesimo (idem), ma solo la Rete italofona (social più o meno compresi) che racconta, in forme giornalistiche, le Chiese e le religioni, ho voluto testare l'appello di padre Spadaro sui post che ho scorso in questi giorni (influenzati, direi, dall'apertura romana del Giubileo), ed ecco il “fare misericordia” corporale e spirituale che vi ho trovato condiviso.Dar da mangiare agli affamati: la prossima apertura di una Porta Santa della carità all'ostello Caritas di Roma Termini (3 volte). Accogliere gli stranieri: il lavoro delle suore comboniane con i profughi in Giordania. Visitare i carcerati: il concerto dei Polli(ci)ni, orchestra giovanile del Conservatorio, nella casa circondariale di Padova. Seppellire i morti: le parole che l'ex moglie, ora vedova, della rockstar atea Scott Weiland ha rivolto ai fan. Consigliare i dubbiosi: l'entrata in vigore delle nuove norme sulla nullità matrimoniale. Insegnare agli ignoranti: la “parabola” del barbone a messa e del parroco che gli porta l'ostia consacrata. Consolare gli afflitti: la permanenza dei maristi ad Aleppo. Sopportare pazientemente...: la risposta di padre Lombardi alle polemiche sullo spettacolo “Fiat Lux: illuminare la nostra casa comune” in piazza San Pietro.
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