La Coldiretti una ne fa e cento ne pensa. L"ultima, curiosissima, è stata quella dei distributori automatici di latte fresco in cascina. Praticamente, il latte appena munto viene messo dentro a dei serbatoi di distributori che con una moneta erogano un litro di latte. Bisogna portarsi dietro la bottiglia, ma il sapore è assicurato. Io ricordo in paese quei due o tre punti che distribuivano il latte. Mia zia Maria aveva una sala immacolata, spoglia, dove c"era il marmo su cui poggiava un secchio di ferro. Dentro c"era il latte che prelevava col mestolo e poi, attraverso l"imbuto, riempiva la bottiglia, quella con la macchinetta, che ci si portava da casa. Che gusto straordinario aveva quel latte che faceva la panna, saporoso, vellutato. L"ho riassaggiato soltanto mesi fa, un latte così, quando la Cascina del Cornale di Magliano Alfieri (Cuneo), nella consegna della spesa settimanale dalla cascina, m"ha recapitato una bottiglia di latte d"una volta. L"ho bevuto come fosse un Barolo d"annata, centellinandolo e accorgendomi, caro professor Calabrese, che erano quasi vent"anni che non bevevo più latte, neppure nel cappuccino. Eppure una volta il latte lo mettevo nel frullato di frutta, e il latte e banana era una delizia. Col bicchiere di latte freddo e zuccherato, poi, si faceva merenda assieme a un panino. Oggi il latte degli adulti è diventato il formaggio, possibilmente stagionato, capace di fare apprezzare un vino passito o un rosso di corpo. Non c"è più posto per il latte, liquido, non lo si concepisce quando si cresce e purtroppo non c"è posto neppure per la merenda o la colazione. Ci stiamo rovinando? Quasi, per colpa di un abbandono psicologico giacché il latte ricorda l"infanzia, ricorda i gusti elementari. Ci dica che basta il formaggio" almeno questo, ci dica che il latte dei grandi, che nel gusto cercano la complessità, la forza, le sfumature, è il cacio, nato apposta per conservare il latte, ma forse anche per parlare agli adulti.
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