Il principio di sussidiarietà è uno dei cardini su cui si articola la dottrina sociale della Chiesa. Per dirla in breve, e semplificando un po', è il concetto che afferma che lo Stato non solo non deve interferire ma debba, al contrario, incoraggiare e sostenere le azioni solidaristiche e indirizzate al bene comune messe in atto dalla società. Introdotto nel lessico sociopolitico dalla Rerum novarum, la formulazione del principio in questione in quasi centotrent'anni di magistero si è via via affinata e precisata, fino alla definizione data da Giovanni Paolo II nella Centesimus annus: «Disfunzioni e difetti dello Stato assistenziale derivano da un'inadeguata comprensione dei compiti propri dello Stato. Anche in questo ambito deve essere rispettato il principio di sussidiarietà: una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità e aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune». A precisare l'imprescindibile legame tra solidarietà e sussidiarietà, spiegando dove la politica si debba collocare, è stato poi Benedetto XVI, che incontrando nel 2008 i membri della Pontificia Accademia delle Scienze sociali spiegava che «la solidarietà è la virtù che permette alla famiglia umana di condividere in pienezza il tesoro dei beni materiali e spirituali, mentre la sussidiarietà è il coordinamento delle attività della società a sostegno della vita interna delle comunità locali. Quando esaminiamo questi due princìpi alla luce del Vangelo comprendiamo che non sono semplicemente orizzontali, entrambi possiedono un'essenziale dimensione verticale. Gesù ci esorta a fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi, ad amare il nostro prossimo come noi stessi. In questo senso la solidarietà autentica, sebbene cominci con il riconoscimento del pari valore dell'altro, si compie solo quando metto volontariamente la mia vita al servizio dell'altro... Parimenti la sussidiarietà che incoraggia le persone a instaurare liberamente rapporti con quanti sono più vicini e che esige dall'autorità il rispetto di tali rapporti manifesta una dimensione verticale rivolta al Creatore dell'ordine sociale. Una società che onora il principio di sussidiarietà libera gli uomini dal senso di sconforto e di disperazione, garantendo loro la libertà di impegnarsi reciprocamente negli ambiti del commercio, della politica e della cultura. Quando i responsabili del bene comune rispettano il naturale desiderio umano di autogoverno basato sulla sussidiarietà lasciano spazio alla responsabilità e all'iniziativa individuali». In questo non sempre facile equilibrio è chiaro, come ha sottolineato di recente papa Francesco, che «la funzione e la responsabilità politica costituiscono una sfida continua per coloro che hanno la missione di servire e proteggere i propri cittadini, in particolare i più vulnerabili, e di favorire le condizioni per uno sviluppo dignitoso e giusto, coinvolgendo tutti gli attori della società civile». Abbiamo imparato infatti – ha detto ancora Bergoglio, spiegando come per i politici favorire l'iniziativa della società civile sia un preciso dovere – «che non possiamo parlare di sviluppo integrale senza prestare attenzione alla nostra casa comune e prendercene cura... Non ci sono due crisi separate, una ambientale e l'altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale... Non può esserci un vero approccio ecologico, né una concreta azione di tutela dell'ambiente, senza una giustizia sociale che garantisca il diritto alla destinazione comune dei beni della terra alla generazione attuale ma anche a quella futura».
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