«Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono». Questa affermazione della prima Lettera di san Paolo ai Tessalonicesi (5,21) mi ha guidato in questa perlustrazione della narrativa contemporanea per trovarvi qualche traccia di una domanda religiosa, inespressa o esplicita, palese o dubbiosa. In questa maniera, ho cercato - con le mie competenze, necessariamente limitate da esperienza ed età - di dar conto di un dato che mi pare interessante: non è vero che chi scrive romanzi, contribuendo in buona misura a forgiare l'immaginario pubblico contemporaneo, stia lontano dalle grandi domande della vita. Non è vero che la questione di Dio sia considerata roba vecchia da quanti hanno il dono dell'immaginazione per costruire, grazie all'arte, mondi e personaggi che ci fanno sognare e nei quali riporre anche una nostra parte di vita. La domanda su Dio, e sulle grandi questioni che l'esistenza ci pone (l'amore, la morte, gli altri, il senso…), sono dei fili rossi che qui e là compaiono nei romanzi che anche oggi vengono scritti. Ho cercato di darne conto per quanto possibile. Spero che il cammino fatto insieme sia risultato foriero di bene e di pensiero. Ringrazio chi mi ha permesso questo spazio, ovvero il direttore di questo quotidiano, e ringrazio ogni lettore per la sua attenta pazienza.
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