martedì 14 gennaio 2014
Milano, gennaio. Uscire di casa in una mattina di inverno e scoprire un cielo terso, e un'aria limpida e tagliente come vetro. Guidare nel traffico delle otto, assorta, e certa di sapere questa città a memoria. Poi verso Niguarda, a un semaforo, alzare gli occhi e scorgere quasi con un sussulto le Alpi, laggiù in fondo: ma così nette e vicine, come ti pare di non averle viste mai.Quelle sono le Grigne, appena oltre il lago di Como; e in questa mattina di cristallo se ne distinguono perfettamente le cime bianche di neve, e il nero dei canaloni. Per più di trecento giorni all'anno la corona delle Alpi che cinge la pianura padana è invisibile da Milano, immersa nella sua bolla di fumi e di gas. Poi, in rare giornate come questa il vento spazza via le polveri, e svela le montagne, lontane.Lontane eppure non tanto, ti dici, stupita di quanto invece stamane il rosa delle Grigne sembri appena in fondo a questa grigia strada di periferia; al capolinea, forse, del tram 4, che sferraglia qui accanto. E verso nord-ovest invece il cielo chiaro scopre la mole imponente del Rosa, candido altare di giganti; o forse, ti dici osservandolo da un incrocio congestionato, onda immensa, colata di roccia pietrificata in un istante, in un oceano primordiale. Ma come sembrate tutte vicine, stamattina, ti meravigli; sospettando quasi che nella notte le montagne, quatte, si siano approssimate a Milano.Non vi vediamo mai, sempre chini come siamo dentro la foschia, sull'asfalto, chiusi in angusti orizzonti; e poi un giorno il vento apre il cielo, ed eccovi. Non ve ne siete mai andate. (E dunque da lassù, in quest'aria di vetro, si vedono i grattacieli di Milano? Forse solitari animali selvatici dalle cime silenziose contemplano le guglie del Duomo, e le credono, così vertiginose, anche quelle vette di altre, remote montagne?)Le sorelle possenti attorno alla pianura ci sono sempre e da sempre, esercito schierato a proteggerci dai grandi freddi del nord; ma noi, quasi mai le vediamo. Siamo abituati al nostro cielo appannato, e la cappa di vapori e fumi ci fa credere quasi che laggiù, dove la città finisce, non ci sia niente. Poi, una notte il vento soffia forte, e all'alba eccole, le Alpi, appena in fondo a strade ben note. Torni a guidare, assorta ora in altri pensieri: che le montagne da milioni di anni di guardia alla pianura, eppure spesso invisibili, siano come quel Dio che con gli occhi non sappiamo vedere? Eppure c'è e veglia per l'eternità, fedele. (Siamo semplicemente noi, che non vediamo).
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