Consapevole di offrire ai visitatori del blog ( tinyurl.com/y8ap7t9b ) un post dal contenuto particolare, Luigi Accattoli trae da una sua recente conversazione pubblica otto "esercizi" utili perché la giornata dei battezzati risponda alla consegna, data da papa Francesco nella Evangelii gaudium, a farsi discepoli missionari. Per quanto calate nella vita quotidiana (famiglia, lavoro, amici), sono proposte esigenti. Come «studiare il modo di restare davanti al mistero di Dio o di tornare a esso in vari momenti della giornata», «cercare di avere sempre ospiti, il più possibile», «motivare una decisione: facciamo quella vacanza, o quella spesa, anche per questo motivo cristiano», «allacciare relazioni: spesso sperimentiamo che c'è incomunicabilità, o comunque mancanza di comunicazione tra discepoli». Richiedono metodo, perseveranza, tempo e soprattutto, direi, concentrazione sulla priorità di questa risposta a confronto delle tante altre, profane, che la vita quotidiana – appunto – pretende giorno dopo giorno, senza alcun riguardo per i nostri tentativi di annunciare, in essa, il Vangelo. Chi può farcela, mi dico?
Poi mi imbatto nel necrologio che Andrea Tornielli, su "Vatican Insider" ( tinyurl.com/ychn69ww ), dedica al collega Mauro Pianta, morto improvvisamente a 47 anni per un infarto. Abbiamo vangato per un po' di anni lo stesso terreno del giornalismo religioso, e tuttavia non lo avevo mai conosciuto di persona. Leggo che era «una persona perbene», ed è già molto: l'atleta Astori e l'artista Frizzi, recentemente, sono stati oggetto di un grande lutto collettivo anche perché unanimemente riconosciuti come «persone perbene». Ma continuando a leggere, mi pare di intravedere qualcosa di più: rispetto a come viveva la famiglia, il lavoro, gli amici, e anche l'appartenenza ecclesiale. Un identikit non lontano dal «discepolo missionario» profilato da Accattoli. Qualcuno allora ce la fa, mi dico.
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