Gustavo andò a comprare un nuovo annaffiatoio. «Buongiorno, me ne serve uno che funzioni bene. Che contenga molta acqua e abbia tanti forellini». Era una persona semplice, con le idee molto chiare. Tornò a casa felice, con il suo annaffiatoio verde nuovo fiammante. Lo riempì ed entrò subito nella sua serra segreta, quella che nascondeva al mondo intero. Aprì il pesante lucchetto della porta di legno, seminascosta in uno scantinato. Dentro c'erano piante di ogni ordine e genere: da quelle piccole e spinose ad altre, maestose, con fusti poderosi e foglie larghe. Ogni giorno della sua vita annaffiava i suoi sogni che crescevano curati, educati e rigogliosi: alcuni erano piccoli e semplici, come possedere un gatto, mangiare tanti gelati senza ingrassare, fare un viaggio in montagna. Altri più ambiziosi: fare felice una persona amata, lenire le sofferenze di qualcuno, migliorare la vita di altri. Ogni tanto la paura entrava nella sua serra con un paio di cesoie affilate e con forza sacrificava molti sogni che Gustavo curava e innaffiava da tempo. «Sognare è una grande possibilità, concessa a tutti noi – pensò –, uno strumento che può far volare la nostra fantasia in ogni dove. Spesso l'importanza dei nostri sogni la capiamo quando ci troviamo alle strette, quando siamo costretti a scegliere e rischiare, con i minuti contati. È in quel momento, a volte – continuò a pensare –, che i sogni diventano realtà. D'altra parte, si è mai visto un marinaio diventare bravo sognando oceani? Deve salire in barca e salpare». Disse Arthur Schopenauer: «La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare».
Gustavo continuò per tutta la sua esistenza a coltivare sogni, non senza difficoltà. Annaffiò le piante convivendo con l'operato della paura, che ogni tanto entrava e faceva razzia. Ogni tanto la luce della serra si spegneva di colpo, rendendo tutto buio. Mai avrebbe pensato di essere il sogno di qualcuno. Ma lo era.
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