Ancora una volta abbiamo avuto la riprova che il tifoso, quello vero e sano, non conta quasi niente. E ha ragioni da vendere il nostro lettore Giovanni Ferrara che ci ha inviato una lettera piena di civilissima indignazione in cui prova
legittimo «schifo» per la scelta fatta di traslocare ancora la finale di Supercoppa italiana nel «democraticissimo» stato dell’Arabia Saudita. In pieno “Qatargate” e dopo i Mondiali di Qatar 2022, con le reiterate e ingiustificabili violazioni dei diritti umani in quel paese,
siamo ancora ad arrovellarci per la finale di Supercoppa d’Arabia e non italiana. Ennesimo tackle falloso nel deserto. Come semideserto era il King Fahd International Stadium di Riad e giustamente Ferrara chiede al nostro direttore Marco Tarquinio di titolare la sua lettera con “Spalti gremiti a San Siro”. Non accadrà mai più, verrebbe da sperare, che la finale di un titolo nazionale si debba andare a giocarla in terra così straniera ed ostile ai principi fondamentali della dignità dell’uomo. Ma sarà dura che la Lega di Serie A rinunci
a 150 milioni di euro offerti dall’iperattiva macchina saudita per le prossime edizioni. I sudditi del settimo re della dinastia, il principe Salman, lavorano già giorno e notte per l’obiettivo dichiarato: portare il Mondiale a Riad nel 2030. Il Saudi Vision 30 viaggia più veloce delle luci di San Siro e con le stesse dinamiche del Qatar (mazzette a go-go), quindi potete scommettere fin da ora che andrà in gol, con la solita complicità dei governanti della Fifa , i quali, quando si tratta di dare spiegazioni al mondo fanno gli infanti casti ed ingenui, anzi l’Infantino. L’opera di panarabizzazione del calcio ribadita con l’acquisto del Newcastle da parte della Public Investment Fund Saudita, non può che arrivare fino a noi, nella nostra piccola Serie A dei poveri ma belli. Sulla prima pagina del quotidiano Domani, giovedì mattina, più che il 3-0 rifilato dall’Inter al Milan, Stefanno Iannaccone sottolineava le modalità di invito all’evento della finale di Riad. L’ambasciatore in Italia, Faisal bin Sattam bin Abdulaziz (ci scusiamo se non abbiamo messo la chiocciola della mail in mezzo) in occasione dei 90 anni di relazioni diplomatiche intercorse tra il nostro Paese e l’Arabia Saudita, ha pensato bene di recapitare inviti personalizzati ad alcuni nostri parlamentari di dichiarata fede interista e milanista. Una letterina assai diplomatica, infarcita di buoni propositi e nessun secondo fine, ovviamente, ma solo la passione comune per il calcio e lo sport che, scrivono dall’ambasciata saudita «è uno dei canali più efficaci per promuovere il dialogo e la conoscenza reciproca tra la gente». Impossibile non essere d’accordo. Al massimo, possiamo solo replicare con la nausea del nostro attento lettore e con le parole di un filosofo del pensare con i piedi, Eduardo Galeano: «Il calcio è l’unica religione in cui non esistono atei e che esibisce le proprie divinità», ma ormai le esibisce più fuori che in campo.
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