Uno dei migliori articoli dell'anno è quello di Pietro Citati uscito su "Repubblica" del 27 dicembre con il titolo «L'ossessione del progresso e la moltiplicazione degli sciocchi». Quando parla di società, di politica, di costume e di ideologie: quando vola basso, usa un linguaggio diretto, non si sublima e umanamente "sbotta", facendoci sentire la sua voce, la voce di un individuo esasperato dagli eccessi spavaldi di ottusità pubblica, specie se imbottiti di idee fisse, allora, quasi sempre, Citati è ottimo. Nel caso di questo articolo posso essere parziale. Ma si tratta di un argomento che non invecchia : il Progresso, il dogma del progresso ininterrotto, l'idolatria ormai perfino inconsapevole del progresso. Trascrivo qualche riga: «Non passa ora senza sentire, sulla bocca di molti, la frase: "Non si può tornare indietro di trent'anni" (") bisogna andare avanti (") Non importa se, avanti, ci sia l'abisso o una più modesta voragine (") Come molti confratelli del passato, l'uomo del 2008 crede nel progresso. Per lui, la storia è saltata su un treno velocissimo, o su un jet che sfonda l'infinito, e continua a procedere nel vuoto del futuro (") La scomparsa del principio di realtà ha fatto declinare l'intelligenza, abolendo le qualità costruttive della nostra mente. Ha moltiplicato una cosa sola: il numero degli sciocchi e dei megalomani». Ecco, credo che il punto sia questo: l'attuale progresso come scomparsa del principio di realtà, la progressiva demolizione della stessa realtà, sostituita da un enorme massa gassosa e venefica di surrogati, d'immagini in perpetuo scorrimento, di finta cultura, di protesi tecnologiche, di comfort inutili. Inoltre il benessere e lo sviluppo hanno prodotto la fede nei miracoli economici, in un'economia irreale e antieconomica che alla fine esplode o implode. È vero che non si può vivere nel passato. Ma provate a vivere nel futuro, se ci riuscite. Resta il presente, il solo luogo in cui passato e futuro possono incontrarsi ed esistere.
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