mercoledì 3 giugno 2020
Spesso mi chiedo, da dilettante appassionato di fisica quantistica, in quali forme, con quali tempi e modalità d'impatto le scoperte (o meglio e spesso le ardite supposizioni) più avanzate relative all'infinitamente piccolo attecchiscano sulla mentalità comune, alterandone, e a volte sbrandellandone, i concetti di base. Sono passati ben più di cento anni dalla rivoluzione einsteniana eppure sento sempre più strabilianti spiegazioni della teoria della relatività ristretta e di quella generale. Ancora peggio se ci aggiriamo nei paraggi della scuola di Copenaghen e della rivoluzione quantistica, fino ad arrivare agli sviluppi del dibattito scientifico degli ultimi anni, agli universi olografici di David Bohm e alle complesse teorie di Corrado Malanga, tanto seguite quanto da ciascuno comprese a modo suo. Esiste un libro fondamentale (Dicibile e non dicibile in fisica quantistica, del Premio Nobel Bell, edito in Italia da Adelphi) che ci invita ad un'estrema cautela nel discettare di ciò che non conosciamo. Si tratta piuttosto di studiare, studiare, studiare e verificare con il confronto quello che si è capito. Intanto, è da una volgarizzazione estrema delle teorie della fisica che stiamo acquisendo la nozione che siamo "noi" a far collassare (verificare) un evento invece di un altro. Ma non è così.
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