venerdì 16 gennaio 2004
Nell'ascetica s'impara a coprire d'un velo pietoso gli altrui difetti e a coprire di un velo di modestia le nostre glorie" Vi si impara che il cristiano ha un solo nemico di cui debba temere: cioè se stesso. E che il suo primo problema dev'essere racchiuso in queste cinque parole: esame di coscienza, dolore, proposito, accusa, penitenza. Una coppia di sposi di Schio (Vicenza) mi invia un'antologia di citazioni da loro elaborata appositamente per il Mattutino. Scelgo oggi queste righe di don Lorenzo Milani (1923-1967), il sacerdote ed educatore fiorentino famoso per l'esperienza della sua scuola di Barbiana. Il card. Silvano Piovanelli, che è stato suo compagno di studi, ha ricordato spesso una testimonianza di don Lorenzo. A chi gli chiedeva perché non avesse lasciato la Chiesa cattolica che l'aveva duramente provato, egli rispondeva: «E dove mai avrei trovato chi mi perdonasse i peccati?». Le "cinque parole" che don Milani annota nel brano citato descrivono appunto il sacramento cristiano della confessione o riconciliazione. È un itinerario interiore che ha subìto negli ultimi tempi un appannamento nella pratica, nonostante la liturgia post-conciliare l'avesse reso più nitido attraverso una celebrazione suggestiva. Il ritorno in se stessi dopo aver vagato altrove, immergendo la coscienza nella superficialità che scolora bene e male confondendoli, si accompagna alla scelta severa ed esigente di un mutamento (la "conversione" nel greco dei Vangeli è metánoia, ossia "cambiare mentalità") che incide nell'anima facendola sanguinare perché amputa vizi intimamente coesi con noi stessi. D'altronde - come scriveva un autore spirituale, Columba Marmion (1858-1923) - «l'amore senza penitenza e spirito di sacrificio è un corpo senza spina dorsale».
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