venerdì 25 novembre 2022
La settimana scorsa si parlava di Allen Ginsberg e di quell’affascinante movimento artistico e politico di giovani americani, e non solo, che è stato a volte identificato con il nome di hippie. Con qualche nostalgia nei confronti della sua ingenuità e purezza, della sua ricerca di una semplicità austera e pulita del vivere insieme nell’unità di impegno politico e comunità. Certo, negli Usa non era cosa nuova, e i movimenti religiosi dei riformati cacciati dall’Europa dal Seicento in avanti hanno visto esperienze comparabili, per esempio quelle dei quaccheri e degli hamish, sulla cui attualità anche qualche film si è soffermato negli anni delle proteste, in modi non sempre entusiasmanti (quasi una parodia sono infatti i due film interpretati da Gary Cooper in decenni diversi, Il sergente York di Hawks e La legge del Signore di Wyler, eppure due grandi registi...). Voglio ricordare però due film che mi sono rimasti nel cuore, semplici e puliti, di due registi molto amati, il secondo dei quali, Arthur Penn, ho avuto anche la fortuna di far scrivere su qualche nostra rivista e di frequentare, con Paolo Mereghetti e Maria Nadotti, portandolo in giro a suo tempo per l’Italia, il secondo il grande John Huston di cento avventure cinematografiche entusiasmanti e di un finale I morti da Joyce, un capolavoro che illustrava un capolavoro. È sfogliando la nuova e perfetta edizione dell’indispensabile “Mereghetti” che ho ritrovato dati e trama del piccolo film che fu ispirato a Huston dal ’68, o meglio: dall’anima più pura del ’68, girato nel 1969: Di pari passo con l’amore e la morte. A dimostrazione di una continuità, di modelli non legati direttamente a un’epoca, il film era ambientato nella Francia del quattordicesimo secolo, e seguiva il vagabondaggio di una specie di trovatore, un hippie di molti secoli addietro, un Bob Dylan del passato... Anche il film di Penn è del 1969 (e va ricordato che Penn ci aveva dato due film straordinariamente “giovani” come Bonnie and Clyde e Il piccolo grande uomo e negli e sugli anni Sessanta il commovente ritratto generazionale di Gli amici di Georgia); si intitolava Alice’s Restaurant, e narrava un gruppo di hippie, giovani e meno, mostrando in una scena semplice e bella i riti domenicali delle chiese di più confessioni, nella provincia statunitense, e finendo con quelli, solo apparentemente più laici, del “ristorante di Alice”, il luogo in cui un gruppo di hippie si è raccolto attorno a una coppia di idealisti non meno fragili di loro ma non meno persuasi... Di questo film era protagonista un giovane cantautore, Arlo Guthrie, che era il figlio del grande Woody che aveva cantato le rivolte e le speranza degli anni della Grande Crisi e del New Deal. Anche questa una bella continuità. E chissà che in futuro... © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: