Hildegard von Bingen aveva l"idea della viridità, ossia della forza che certi cibi trasmetteono all"uomo. Fu una santa popolare, vissuta ai tempi del Barbarossa, ed era abituata a interloquire con vescovi e papi. Di lei colpisce sentire evocare il concetto di unità dell"uomo, che aveva la possibilità di riconoscere il dono, nella bellezza del canto come in un piatto di spelta, che era un antico cereale. Diceva: «Tutte le cose che possiamo vedere, toccare e percepire con il gusto sono state create da Lui. Ed Egli le ha viste tutte in qualche modo indispensabili per l"uomo».Per trovare una figura contemporanea che abbia posto in maniera così forte l"accento sull"unità dell"uomo, bisogna andare a don Luigi Giussani, che un giorno disse: «Dopo la poesia e la musica, la bellezza sugli uomini si esercita attraverso il cibo e il vino». E dentro a questa frase c"è tutto un percorso di tensione al gusto che va appunto da Ildegarda al don Gius. Nei giorni scorsi un appassionato di cose antiche, o meglio di archeologia gastronomica, Luca Sormani, ci ha fatto assaggiare la spelta, mentre nel sottofondo c"era il gregoriano di Ildegarda. E gli acuti del canto ricordavano quelli del gusto, di un vino, come di una verdura appena raccolta.L"Italia è un Paese unico, dove la ricchezza di prodotti, di saperi e sapori, riporta alla frase di Ildegarda e a una domanda: ci sarà pure un senso? Da noi frutta e verdura sono una ricchezza inestimabile ed è una sciocchezza non tenerne conto nell"ambito di un ordine dietetico: pensate che persino McDonald"s, in Italia, ha dovuto riconvertirsi inserendo frutta e verdura nel suo menu. Lo hanno dichiarato ad Agrifood a Verona, rispondendo alle domande del convegno organizzato da Fiera Verona sulle ragioni a tavola di un paese diverso.E noi? Noi potremmo partire dal digiuno moderato del venerdì, cercando nella frutta e verdura di stagione la viridità di Ildegarda. Questo è il periodo dei carciofi, degli spinaci, della barba di frate, dei denti di cane che presto arriveranno nei prati. Chissà che da un venerdì di Quaresima, vissuto con l"attenzione a ciò che portano le stagioni, non iniziamo un percorso di unità dove, sentendoci al centro, riscopriamo, dentro a un ordine, i doni che arrivano. La stessa cultura dietologica, del resto, non si allontana di molto da questo concetto.
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