«Grazie Luis!». È unanime il piccolo coro di voci pubbliche che ha salutato la notizia della chiusura di “Il sismografo”. Data dal suo fondatore e direttore, Luis Badilla, il 17 dicembre con un ultimo post (bit.ly/4avmKAC), l’hanno ripresa in diversi: da “Messa in latino” a “Stilum Curiae”; da “La nuova bussola quotidiana” a “Il Messaggero” a “Re-blog”. Medico cileno, poi impegnato a fianco del governo Allende, quindi esule in Italia a seguito del sanguinoso golpe del generale Pinochet, Badilla, cattolico appassionato, si ritrovò a collaborare con la Radio Vaticana.
Ma non credo che la sua creatura digitale fosse familiare a molti, nell’infosfera ecclesiale. “Il sismografo” era infatti un aggregatore, totalmente gratuito, di notizie e commenti sulla vita della Chiesa di Roma e delle sue istituzioni centrali: il papa e la Santa Sede. Venivano attinte, in cinque aree linguistiche (italiano, inglese, spagnolo, francese, portoghese), da “tutte” le fonti utili (compresa questa rubrica, nei primi anni). L’architettura del sito era semplicissima, ma il suo formidabile archivio, che rimarrà a disposizione degli utenti, consentiva di ricostruire temi e luoghi di ogni recente passato ecclesiale. Per tutto ciò era un sito frequentato e apprezzato soprattutto da vaticanisti e giornalisti religiosi in genere.
Del resto era nato nel perimetro vaticano, negli anni del pontificato di Benedetto XVI, per soccorrere la Sala stampa della Santa Sede rispetto al rischio, reale, che qualche atto papale cozzasse con informazioni insufficienti. Ma aveva poi assunto vita autonoma, o meglio del tutto indipendente, fino ad affiancare a quella di oggettivo “sismografo” un’attività da “sismologo”, cioè a completare il lavoro di scandaglio con analisi e commenti molto liberi e spesso altrettanto severi sull’andamento della Chiesa e del pontificato bergogliano. Questo aspetto poteva farlo confondere, negli ultimi anni, con i vari blog che hanno assunto programmaticamente la critica a papa Francesco e al Vaticano II come criterio-guida della propria attività. Ma Badilla e “Il sismografo” avevano un altro orizzonte: la riforma del papato che è tratteggiata nel penultimo post, cofirmato con Robert Calvaresi, muove in un senso moderno che ad alcuni dei suoi laudatori di oggi non può che apparire modernista.
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