giovedì 11 novembre 2021
Quanto fanno notizia migliaia di miserabili attirati con l'inganno da Afghanistan, Iran, Siria e Paesi africani a Minsk, oggi condannati a morire di freddo, stritolati tra militari bielorussi, polacchi e filo spinato? Quanto fa notizia, in Italia, questa trama internazionale che usa gli esseri umani come carne da macello per una guerra ibrida? Per alcuni quotidiani (alla fine, dopo i solitari articoli di questo giornale) molto, per altri (quasi) nulla. Il cuore delle prime pagine, in genere, è una grande foto a cui si appoggia un grosso titolo. Ecco chi ieri (10/11) ha messo la crisi Polonia-Bielorussia al centro. Quello del “Corriere”: «Tra i disperati al confine. “Utilizzati come armi”», è un titolo sobrio ma fino a un certo punto, perché esprime ben due giudizi, definendo i profughi “disperati” e “armi”. Didascalica la “Repubblica”: «Ondata di profughi, crisi tra Bielorussia e Ue». Punta sull'emozione e lo sdegno la “Stampa”: «Sulla pelle dei migranti. La strategia di Putin che alimenta la crisi». Secco e allusivo, come sempre, il “Manifesto” (9/10): «Confine umano». E gli altri? Solo, o quasi, notizie italiane sulla cui urgenza è lecito avanzare dei dubbi. Più della guerra mondiale con i migranti a mo' di missili, al “Quotidiano nazionale” interessa Sgarbi che porta a Rovereto le finte teste di Modigliani: «La beffa è arte». Il “Fatto” rimane inchiodato alle proprie ossessioni: «Renzi, ecco la email per pilotare tg e talk» (per i migranti, uno strillo di piede). Il “Messaggero” rispolvera un'antica vicenda giudiziaria: «Pistorius. Libertà dopo il delitto».
Un caso a parte è “Libero”. I migranti sono “armi”, in effetti, ma per dare addosso ai nemici politici italiani. Scrive Pietro Senaldi: «Ci sono due Europe, una tedesca, vietata agli immigrati illegali, l'altra, italiana, terra di nessuno. La cosa peggiore è che questo avviene con la complicità, anzi con l'assenso entusiasta, dei nostri europarlamentari dem e grillini». Intanto al confine (non solo bielorusso) si soffre e si crepa. La pietà è defunta da tempo.
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