Parlare della sofferenza dei bambini è quanto di più arduo vi sia. Costruirci sopra un'opera letteraria è gesto ardito, tanto più che un gigante come Fëdor Dostoevskij vi ha già dedicato pagine sublimi. Lo scrittore transalpino Eric-Emmanuel Schmitt ci prova nel racconto Oscar e la dama in rosa (e/o), dove narra la vicenda di un piccolo malato di tumore giunto alla fine dei suoi giorni. L'incontro con la nonna Rose diventa un diversivo pieno di humour: la donna, in gioventù, era stata una lottatrice. E il racconto delle gesta di un tempo diventano metafora della lotta che Oscar deve condurre contro il male oscuro che ne annichilisce il corpo, ma non l'anima. Meditazione spirituale, saggio religioso in forma di romanzo breve, questo libretto è una perla che brilla. Tanto più che Schmitt vi riversa quella scoperta sconvolgente che ne ha segnato la vita: l'incontro con Dio e la conversione al cristianesimo, l'ammissione della plausibilità della resurrezione di Cristo. Le ultime righe di Oscar e la dama in rosa ci restituiscono questa fede nella vita dopo la morte. Nonna Rose conclude così una lettera scritta a Dio dopo la morte del bimbo: «Negli ultimi tre giorni Oscar aveva messo sul comodino un cartello. Credo che ti riguardi. C'era scritto: “Solo Dio è autorizzato a svegliarmi”».
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