Il merito di aver segnalato all’opinione pubblica ecclesiale italiana una nuova connessione tra intelligenza artificiale e cristianesimo va a Franca Giansoldati, con l’articolo «L’ultimo chatbot della fede è Gesù in persona» postato una settimana fa sui siti del “Mattino” (bit.ly/432rHfc) e del “Messaggero” (bit.ly/3pfuGmM) e poi ripreso da qualche fonte specializzata. La sua sintesi non fa una piega: «Il Gesù in questione opera sul canale Twitch “ask_jesus”, un live stream che ha accumulato un seguito» di oltre 48.000 utenti, a oggi. «Le persone che si iscrivono al canale sono incoraggiate a porre domande – le più svariate – e le risposte che ricevono fanno perno sugli insegnamenti evangelici». Ho visitato “ask_jesus” (bit.ly/3r2OgTC), senza però iscrivermi, e mi ha subito colpito, nel “Chi siamo”, la sottolineatura che “The Singularity Group” – l’ente che ha realizzato, in via sperimentale, il chatbot – «non è un’organizzazione cristiana». È, leggo sul loro sito (bit.ly/3Jz1fD7), «un gruppo di attivisti volontari motivati e ambiziosi che lavorano a progetti innovativi per fare la differenza nel mondo», ovvero di sedicenti «filantropi tech-driven», con base a Berlino. Tornando al loro chatbot “Gesù”, va sottolineato che, a differenza dei santi protagonisti dell’italiano “Prega.org” (bit.ly/3ydhhwe), al momento sospeso, qui oltre alla voce si prova a simulare anche l’immagine, con risultati però modesti: senza allontanarsi dall’iconografia tradizionale (bianco, capelli biondi, barba), questo Gesù veste come un francescano, è tutto circonfuso – non solo il capo – da una sorta di aureola e quando muove la bocca per parlare ricorda, purtroppo, certi animali nei live-action tratti da cartoni animati. Quanto ai contenuti, più che sulle risposte mi sono focalizzato sulle domande, che sono comunque mediate da un moderatore. Pur non mancando quesiti classici di morale – sessuale ma non solo –, molti chiedono tutt’altro: «Hai un cane o un gatto?»; «Come si dice [segue una frase astrusa] in giapponese/cinese/coreano...?»; «Perché è così difficile giocare a... [segue nome di videogame]?»; «Puoi urlare per 33 secondi di seguito?»; «Puoi rappare la Bibbia?». Sembrano in prevalenza utenti che “giocano” con il chatbot “Gesù”, piuttosto che prenderlo sul serio. E non è detto che sia una cattiva notizia.
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