Il ragazzo è la persona più potente tra i Greci. Infatti i Greci sono comandati dagli Ateniesi, gli Ateniesi sono comandati da me, io dalla madre di mio figlio e la madre dal ragazzo stesso.
Questa confessione è messa in bocca a Temistocle, generale e statista ateniese del V sec. a.C., dallo storico e filosofo greco Plutarco (I-II sec. d.C.) nelle sue Vite parallele, una raccolta di biografie presentate a coppia tra un greco e un romano. È un'ironica considerazione sul retroterra del potere: chi comanda veramente spesso sta dietro le quinte. Certo, non bisogna esagerare in simili "scaricabarili" delle responsabilità e, anche in Italia, pur sapendo che esistono indubbiamente "poteri occulti", non si deve indulgere agli eccessi "dietrologici". Noi, però, ci fermiamo ora su un aspetto più familiare, prendendo quasi alla lettera le parole di Temistocle.
Dobbiamo, infatti, riconoscere che nel ristretto perimetro della famiglia si consumano spesso atti estremi. Da un lato, c'è l'infamia della violenza sui minori con tutte le tragiche conseguenze che essa comporta su queste creature (pensiamo solo alla vergogna della pedofilia che può persino esplodere nell'ambito domestico). D'altro lato, c'è l'eccesso della debolezza che è talora frutto della pigrizia e della superficialità perché educare è un'arte tutt'altro che agevole da esercitare. Il bambino diventa, così, un piccolo prepotente a cui tutto si concede per quieto vivere o per amore erroneo. Egli condiziona i ritmi familiari, i suoi desideri sono ordini, la sua natura cresce senza vincoli e controlli. Il risultato è facile da intuire e molte sofferenze successive dei genitori - anche se non sempre - hanno la loro radice velenosa proprio nell'assenza di una giusta, pacata ma esigente educazione dei figli.
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