Il nostro nome è un dono prezioso, è il suono che ricorda al mondo chi siamo, è un promemoria per ricordarci che il nostro destino, comunque vada, è una storia d’amore. Celebrare il nome di Maria, la Madre di Dio, significa anche questo: ricordarci che la nostra vita è una vocazione, una chiamata, e la prima parola di questa chiamata è proprio il nostro nome. La ricorrenza liturgica odierna fu concessa da Roma nel 1513 alla diocesi spagnola di Cuenca. Venne però soppressa da san Pio V, anche se in seguito Sisto V la ripristinò. Nel 1671 venne estesa al Regno di Napoli e a Milano. Fu Innocenzo XI a farne una festa per la Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l’ottava della Natività come segno di ringraziamento per la vittoria nel 1683 del polacco Giovanni III Sobieski contro i Turchi che assediavano Vienna, minacciando la fede cristiana in tutta Europa. Pio X, infine, riportò la ricorrenza del Santissimo Nome di Maria al 12 settembre. La sua collocazione, in ogni caso, va letta assieme alla celebrazione della Natività della Beata Vergine: è all’inizio di ogni esistenza che viene piantato il seme della vita divina, che poi dev’essere coltivato e fatto fruttificare lungo il cammino dell’esistenza. Perché il nome, in fondo, è vita.
Altri santi. Sant’Autonomo, vescovo e martire (III sec.); san Guido di Anderlecht, pellegrino.
Letture. Romano. 1Cor 8,1-7.11-13; Sal 138; Lc 6,27-38.
Ambrosiano. 1Pt 4,1-11; Sal 72 (73); Lc 17,11-19.
Bizantino. Ef 4,14-17; Gv 11,47-54.
t.me/santoavvenire
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