Scrivere per comuni-care, per non soffrire di solitudine, per avere bisogno di amici o soldi per essere certi del proprio giudizio ed avere in ogni caso ragione? Scrivere per essere utili, per fare compagnia a chi è solo, scrivere cioè partecipare ai problemi che ogni giorno cercano una risposta personale o collettiva e che messi sulla carta ti obbliga a riflettere e rispondere. Ogni pagina di giornale, ogni trasmissione televisiva chiede un tuo impegno, almeno un giudizio se altro non puoi fare. Un pensiero che molte volte tieni per te perché non hai chi chieda la tua opinione o forse perché non hai sufficiente coraggio per sostenere un tuo personale giudizio. Ricordo quanto mi diceva un maestro delle mia giovinezza come fosse importante ascoltare gli altri, soprattutto leggere e ancora leggere finché si riusciva a dare una personale opinione, anche negativa, di ciò che quelle pagine ci avevano commosso o irritato, od anche annoiato. Il nostro tempo purtroppo ci lascia poco spazio per trasmetterci idee e giudizi. Le giornate sembrano essere accorciate da qualche spirito negativo perché dopo il lavoro, qualche impegno familiare o personale, pochi minuti ci restano nella giornata da dedicare o noi stessi, soprattutto al giudizio e al ragionare sulle cose, sulle realtà della nostra vita. Allora sullo sfondo della giornata ecco apparire l'arrivo delle vacanze e solo farne il progetto ci rallegra l'animo e ci nasconde le difficoltà. Stanno per arrivare, ma c'è ancora tempo per farne dei progetti, nasconderne le difficoltà e andare a letto la sera a sognare il meglio, cancellando nel buio della notte i pensieri negativi che durante le ore del giorno si erano fatti vivi con troppa realtà. I conti si faranno poi alla luce del sole che mai ci sembrerà tanto duro e crudele quanto in quei minuti dove le somme e le sottrazioni disegneranno righe e zeri sui nostri facili sogni. Quanti siamo? È il primo problema a cui rispondere e poi di cosa abbiamo bisogno se andremo al mare o in montagna. Le cose dell'anno scorso? No non vanno più bene a nessuno! E così incominciano i primi guai. «Prendi oggi e paghi domani», dicono sorridenti due ragazzi dalla rete televisiva. Ottima réclame, ma domani? Non ci pensare sembrano rispondere, passerai trenta giorni felici. E qui sta il vero problema: quale parte della felicità sta nel riuscire ad arrivare a compiere al meglio ciò che si desidera, e quanta parte ci resterà di un offerta fatta per il futuro ancora ignoto, promesso ma che ci è chiaro solo nei sogni dell'infanzia. Rinunciare e offrire, due verbi contrastanti che fanno la stessa strada, che danno vita al nostro camminare difficile e duro, ma che non cancellano dalle pieghe del viso una gioia che non ha nome perché troppo grande da descrivere. Li vedrai nei vicoli della sera quei sorrisi e quelle mani che si aprono a chi è disperato e solo. Allora vorresti essere tu stesso ad aprire le mani per ricevere quel pane
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