«Ho passato la vita a leggere, ad analizzare, a scrivere (o a tentar di scrivere) e a gioirne. Ho scoperto che quest'ultimo punto è la cosa più importante. A forza di leggere e rileggere poesia, sono arrivato a una conclusione definitiva sull'argomento. Ogni volta che affronto una pagina bianca, sento di dover riscoprire la letteratura da solo. Il passato non mi è di alcun aiuto». Jorge Luis Borges è scrittore più che singolare: magistrale visitatore del sogno, autore completo, poesia, narrativa, saggi che sono racconti, rivela la propria unicità nella fusione assoluta di stupore, visione, e divertimento.
L'autore argentino-inglese sa divertire e divertirci in queste sue apparenti confessioni, in realtà lezioni di poetica. Divertente è il suo tono, ma ciò che sta affermando va ben oltre: lo scopo ultimo di chi scrive e studia i libri, e di chi li legge, è la gioia. Gioire non significa divertirsi, significa spalancarsi all'infinito. Per questo, prosegue il maestro, ogni volta che affronto una pagina bianca, che mi accingo a scrivere, mi trovo a ricominciare da solo, come se il passato non esistesse. Re del paradosso, non nega affatto il valore dell'esperienza. Afferma che però non è l'essenziale. Essenziale è ripartire, come se fosse la prima volta, solo, cercando la gioia.
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