Oxana, 5 anni, era morta in un bombardamento, a Karkhiv. Ma tanti erano ormai i morti laggiù che non c'erano più bare, e, chiusi in un sacco, venivano gettati nelle fosse comuni. Polina, la mamma di Oxana, non lo tollerava. Allora, come ha riferito Fulvio Fulvi su "Avvenire" di domenica scorsa, si è messa in macchina con gli altri due figli e ha guidato per mille chilometri, verso la Moldavia. Nel baule, avvolto in una coperta, quel povero piccolo corpo. Check point, cecchini, Polina non si è fermata. A Chortkiv, vicino alla frontiera moldava, è stata accolta in una casa legata alla Fondazione don Gnocchi. E la sua bambina ha avuto sepoltura nel cimitero del paese, con una croce, e il suo nome. Storia terribile e splendida. Ma non vi ricorda qualcosa? «Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci...» la madre di Cecilia, durante la peste. Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio». E al monatto: « Non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete…». «Promettetemi di non levarle un filo d'intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo e di metterla sotto terra così». La mamma di Cecilia, di nuovo. Una figlia sepolta, ma curata, composta, «come per una festa promessa da tanto tempo».
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