«È importante per la Germania che il Niger sia stabile. Che metta in opera i mezzi per impedire il transito sul proprio suolo dei migranti in viaggio per l'Europa e la Germania in particolare...». Più chiari di così non si potrebbe essere, neppure volendolo. Lo afferma un deputato tedesco, membro della Cdu, l'Unione cristiano democratica. C'è poco di cristiano e meno ancora di democratico in quanto Thomas Stritz ha affermato con lineare ovvietà e banale empietà. Lui, che ha preceduto di poco la visita di Angela Merkel, cancelliera che di cancellazioni di diritti se ne intende, dalla Turchia in poi.
Carota e Bastone continuano a essere, senza colpo ferire, l'essenziale delle politiche europee in questa zona del mondo: il Sahel, che è un concentrato di polvere da sparo e cocaina che, assieme ad armi, sigarette e traffico di esseri umani mantengono viva la regione. Ricca di sabbia, di allevatori di jihadisti e di promesse non mantenute, terra di transito per il paradiso che poi troppo lontano non è.
La lista dei Paesi eletti dall'Europa è presto fatta: Nigeria, Niger, Senegal, Etiopia e Mali. Tanti i chiamati e pochi gli eletti, almeno finora. Ma già si profilano altri continenti e Paesi, per esempio l'Afghanistan e chissà chi diavolo ancora sarà graziato da trattamenti di favore.
Il Bastone europeo era stato invece usato con la Libia di Gheddafi. Venerdì scorso, 20 di ottobre, era l'anniversario del suo assassinio. Da allora nella regione regna il caos, con armi, personale formato alla guerra e soldi in quantità. Fino a cinque anni fa la Libia era terra di lavoro per migliaia di migranti e apprendisti militari al servizio della Guida Suprema della Rivoluzione del libretto verde. Ed era allora tra i Paesi col più alto indice di sviluppo umano in Africa. Altri tempi si dirà. Ma è a partire da qui che scatta la strategia della Carota.
Un declino di civiltà che si estingue per inedia e paura della storia. Si parla di una convenzione da stipulare coi Paesi sopra menzionati. Si tratta piuttosto di una invenzione di pessima fattura. Impedimento della partenza o ri-accoglienza dei migranti in cambio di soldi, aiuti economici e piani di sviluppo. Di fatto, le politiche di sicurezza europee di (finto) blocco dell'approdo di migranti e rifugiati sul sacro suolo europeo non sono che manovre eversive. Il progetto dominante, quello neo-liberista, abbisogna di manodopera flessibile, manovrabile a piacimento e soprattutto funzionale all'economia delle mercanzie globali. Gli irregolari sono perfetti alla bisogna. Questo, in altri tempi, era chiamato servitù.
Le frontiere, in via di esternalizzazione nei Paesi più su citati, sono da sempre nelle mani di chi ha il potere politico di determinarle. I migranti, notori trasgressori di frontiere e imprenditori di futuro informale, non sono che l'ennesimo specchio delle conseguenze legate alle disuguaglianze. L'Europa dei diritti, a forma di Carota, propone aiuti mirati ai Paesi che si comporteranno "bene" nella detenzione o nel rimpatrio dei migranti.
Il Bastone arriva subito dopo. Chi non mostrerà, in termini chiari e inequivocabili, di applicare la convenzione, sarà punito con una drastica restrizione di aiuti e financo gli accordi commerciali saranno rivisti al ribasso. Proprio l'Italia si è fatta promotrice di questo piano a prima vista applicabile.
Soldi come Carote per diventare gendarmi e colpi di Bastone nel caso di non rispetto degli accordi. Il rimpatrio dei migranti ritenuti superflui è una delle condizioni perché il piano possa funzionare. L'Europa dei fili spinati, dei controlli esterni e dei salvataggi in mare, usa e manipola gli aiuti come strumento di ricatto. Soldi in cambio di controllo migratorio. Dimenticano però che il Sahel ha una sua polverosa dignità e che i migranti sono mano d'opera pregiata per la tessitura di ponti.
Niamey, ottobre 2016
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