La fiaba di Cappuccetto rosso ci è giunta in due versioni: quella seicentesca di Perrault con finale tragico (il lupo mangia la nonna, prende il suo posto nel letto e poi mangia anche la bambina) e quella ottocentesca dei fratelli Grimm con finale edulcorato (sopraggiunge un cacciatore che apre il ventre del lupo e ne fa uscire prima la bambina e poi la nonna inverosimilmente intatte). Ma ci sono altre versioni precedenti, tramandate oralmente (c'è anche una parafrasi in versi latini De puella a lupellis servata, riportata da Egberto di Liegi nel 1023), studiate dall'etnologa Yvonne Verdier (1941-1989) nel piccolo libro L'ago e la spilla, ora tradotto da Marietti 1820 (pagine 112, euro 10), con prefazione di Augusto Polmonari. La bambina è incaricata dalla mamma di portare del cibo per nutrire la nonna malata. Il lupo la incontra a un bivio e le chiede se sceglierà il sentiero degli spilli oppure quello degli aghi. Naturalmente lui sceglierà l'altro sentiero, giungerà per primo dalla nonna, la divorerà ma non tutta: conserverà le mammelle in uno stipo (non c'era il frigorifero…) e metterà il sangue in una bottiglia, come se fosse vino. Quando giunge Cappuccetto rosso, il lupo-nonna la invita a rifocillarsi e la bambina cuoce i resti della nonna e beve il vino-sangue. Poi il lupo la invita nel letto accanto a lui ma la ragazzina, che non è sciocca, incomincia a sospettare e, adducendo il pretesto di fare pipì, scende dal letto. Il lupo, che neppure lui è sciocco, le lega un filo al piede, ma Cappuccetto, appena uscita dalla porta, lega il filo a un albero e si dà alla fuga per tornare a casa. Dopo un po' il lupo la insegue, in alcune versioni la raggiunge, in altre la bambina è salva. Che cosa significano i due sentieri? Gli spilli servono per agghindarsi, gli aghi per cucire e rammentare. La ragazzina, alla soglia della pubertà, se sceglie il sentiero degli spilli inizia inconsapevolmente un'opera di seduzione; se decide per il sentiero degli aghi si avvia alla femminilità sancita dalla cultura contadina alla quale appartengono le interpretazioni precedenti a quella di Perrault. Scrive Verdier: «Dopo il motivo “pubertario” degli spilli, si può comprendere il motivo del pasto macabro di Cappuccetto rosso in relazione al destino femminile che si svolge in tre tempi: pubertà, maternità, menopausa; tre tempi che corrispondono a tre classi genealogiche: ragazza, madre, nonna. Infatti, dal punto di vista della società, il ciclo della riproduzione si chiude quando, per il semplice fatto che una donna diventa madre, sua madre diventa nonna: il gioco coinvolge quindi tre persone. La bambina elimina un po' sua madre già nel giorno della sua pubertà, la elimina un po' di più nel giorno in cui sperimenta l'atto sessuale, e definitivamente se quest'ultimo è procreativo». È convincente l'interpretazione di Yvonne Verdier? Quel che è certo è che le fiabe per bambini sono quasi sempre storie per adulti.
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