Terzina, un brano musicale per soprano e otto strumenti che il compositore Niccolò Castiglioni ci ha lasciato, è un canto-preghiera. Le parole sono del mistico tedesco, esponente del Pietismo, Gerhard Tersteegen (1697-1769): «Dio è un Dio del cuore. Se vuoi trovarlo… sprofonda il tuo capo nel segreto del petto - dolce, inerme come un bimbo. Così ne avrai rivelazione!». Castiglioni era quel bimbo. Racconta chi l'ha conosciuto che poteva commuoversi per la rugosità della buccia di un mandarino, e non era un esteta compiaciuto di sé, tanto meno un uomo insensibile alla tragedia dell'esistenza. Le parole di Tersteegen, nella lettura musicale di Castiglioni, non vengono perentoriamente affermate, come precetti: al contrario, vengono dette con semplicità, sillabate lentamente, addirittura sussurrate dalla voce di soprano, in un finale che scivola verso il silenzio. «Sottovoce: afono» indica la partitura. Il suo è un canto interiore: «una poetica musicale delle cose minime e delle infinite» ha scritto Mauro Bonifacio, compositore e direttore d'orchestra, nel programma di sala. «Natura, dimensione trascendente e cuore dell'uomo-bambino sono in grado di vibrare alla stessa frequenza, sono in comunicazione. La speranza di tutti noi è di saperla ancora ascoltare, quella frequenza».
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