martedì 1 giugno 2021
Un normale ripensamento? Un deciso dietrofront? Oppure il segnale che qualcosa sta decisamente cambiando nel M5s? Quale significato dare alle esternazioni di Di Maio che "chiede scusa" per i toni usati cinque anni fa in merito alla vicenda giudiziaria dell'allora sindaco di Lodi, Simone Uggetti, ora assolto in appello? Non tutti appaiono convinti. L'ex premier Giuseppe Conte, leader in pectore dei 5stelle, interviene su Facebook per precisare, limare, correggere, avvertire. «Saremo una forza aperta, accogliente. Ma anche intransigente» (Cesare Zapperi, "Corriere", 31/5). «Intransigente nella misura in cui non ci renderemo disponibili a negoziare i nostri princìpi e a scolorire i nostri valori» (Matteo Puricelli, "Repubblica", 31/5). Esplicito, nel suo ampio resoconto, Ilario Lombardo ("Stampa", 31/5): «Secondo Giuseppe Conte il dibattito scatenato dal mea culpa di Luigi Di Maio sta scivolando verso un grosso fraintendimento». Ma poi, il sindaco "confessò" davvero? Lui nega invitando a esibire i verbali, il "Fatto" (31/5) li esibisce («Nessuna gogna: il verbale del sindaco che confessa»), e forse è solo una questione semantica: ammettere significa confessare? Marco Travaglio ("Fatto", 30/5) scrive di una «sindrome di Stoccolma che ha colpito i 5stelle alla caduta di Conte (...). Resta da scoprire di cosa dovesse scusarsi Di Maio e che sia saltato in mente a Conte di lodare il suo autodafé». Dalla sponda opposta, il "Giornale" (31/5) scrive di «Farsa grillina. Garantisti per finta». Il giorno prima aveva usato toni più sbrigativi: «Tutte balle». Le raffinate analisi vanno lasciate a chi, come Marco Follini ("Stampa", 31/5), scrive che «le scuse di Di Maio lasciano perplessi (...). Queste conversioni, ancorché magari sincere e perfino sofferte, avvengono di punto in bianco, senza nulla che le prepari e forse anche senza nulla che le segua». E come Ezio Mauro ("Repubblica", 31/5) sviluppa un lungo ragionamento dal titolo: «Crisi del populismo».
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