Ci sono momenti nella vita in cui sei obbligato a rallentare o fermarti. Sono momenti che, se da una parte creano situazioni inusuali, talvolta negative o che non ti fanno vedere le cose a colori per un periodo, dall'altra producono una interessante opportunità: quella di cogliere le sfumature delle persone, del loro modo di essere, di come si comportano o reagiscono a determinate situazioni. Oggi vi racconto due persone che nelle ultime settimane mi hanno colpito molto: Massimiliano e Roberto. Ho avuto modo di conoscerli negli ultimi anni per motivi professionali e, si sa, le persone si fiutano quasi immediatamente tra loro. Quando ci si conosce e si ha la possibilità di stare insieme, il nostro corpo e la nostra mente ci fanno capire immediatamente se siamo a nostro agio davanti alla persona con la quale parliamo. Sia Massimiliano che Roberto hanno viaggiato molto negli ultimi anni, hanno vissuto realtà molto diverse tra loro. Hanno scelto un lavoro che comporta grande impegno. Per come la vedo io, la loro è una vera e propria vocazione. Intendiamoci bene: non tutti i lavori pretendono vocazione. Loro amano quello che fanno e vanno ben oltre il perimetro del loro orario di lavoro. Questa possibilità viene data a tutte le persone che hanno la fortuna di fare un lavoro che gli piace. Ma perché vi racconto di Massimiliano e Roberto? Perché per me sono una grande ispirazione: nonostante entrambi abbiano ruoli di grande responsabilità, che richiedono attenzione, tempo e impegno quasi totale, nelle ultime settimane mi hanno fatto sentire la loro presenza costante. A volte basta un whatsapp. «Marco, come stai oggi?». Ecco cosa: siamo e rimaniamo persone, qualunque sia il nostro ruolo in questo mondo. Questa per me è una lezione da tenere bene a mente, anche quando il tempo sembra pochissimo, anche quando le forze diventano minime. C'è sempre, da qualche parte, un briciolo di energia per chiedere "come stai".
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