Si è attenuata di poco la doppia eco dell'anniversario dell'elezione di papa Francesco e dell'annuncio, che questi ha dato, di un imminente Giubileo della misericordia. Dell'uno e dell'altro hanno continuato a parlare, il “giorno dopo”, il 40% dei link che ho visitato. La furia islamista nuovamente esplosa in Pakistan e la popolarità di Dolce e Gabbana ed Elton John hanno garantito che i rispettivi argomenti della “violenza religiosa” e della “biopolitica” egemonizzassero l'altro 40% della mia rassegna di siti e blog dedicati prevalentemente all'informazione ecclesiale.Tra le poche, altre piste disponibili ne ho percorsa con molta curiosità – insieme a un certo numero di frequentatori del blog di Costanza Miriano, che l'ha rilanciata – una che partiva dalla nuova versione cinematografica di Cenerentola e arrivava a Gesù di Nazaret. Amo molto le fiabe, e – quanto ai film di Hollywood – preferisco di gran lunga le cenerentole ai western (i due unici generi che da quelle parti sanno fare). Mentre molto mi interessa chi si applica a riconoscere i luoghi in cui la religione incontra la cultura pop (interessa anche a Claudio Cianfalgioni, del quale ho appena letto, in anteprima, un prezioso saggio).Ma il percorso proposto da Renato Calvanese sul suo blog “SacroSante Letture” (http://tinyurl.com/owqbsgd ) non mi ha sedotto del tutto. Egli vede il cuore di questa fiaba nella scoperta, da parte della protagonista, della propria dignità regale, frutto di un'elezione (cita il Magnificat), e nel Principe, che cerca e accetta Cenerentola per come è, la figura di Gesù Cristo. A me pare che ciò che Cenerentola desidera e infine ottiene “fidanzandosi” sia un molto profano riscatto sociale, e che per assimilare il Principe a Cristo manchi l'espressione di un amore oblativo. Anche se la storia continua a piacermi molto, come mi piacciono quelli – e in Rete ce ne sono parecchi – che si lasciano evangelizzare da una famosa fiaba.
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