Il sistema Italia continua a creare nuovi posti di lavoro, nonostante il progressivo affievolirsi della (già non brillante) corsa del nostro Prodotto Interno Lordo. È quanto emerso nei giorni scorsi dalla Nota trimestrale congiunta pubblicata da Istat, Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Inps, Inail e Anpal. Si tratta di una buona notizia, che grazie al meccanismo della "nota congiunta" di tutti gli istituti competenti in materia ha validità assoluta: qualcuno ricorderà le feroci polemiche causate soltanto qualche anno fa dai dati sull'occupazione (spesso) discordanti diffusi da Istat e Inps. È l'ennesima prova del fatto che il sistema imprenditoriale italiano ha recuperato competitività e qualità della produzione, dopo aver sofferto più di altri la Grande Crisi degli anni Duemila. Pur continuando a soffrire di una grande "ferita" territoriale: se nel Centro-Nord la ripresa è iniziata prima e ha portato al recupero dell'occupazione perduta già nel secondo trimestre 2016, nel Mezzogiorno il "saldo" rispetto al periodo pre-crisi è ancor oggi ampiamente negativo.
Nel secondo trimestre 2018 si è registrata nel nostro Paese una significativa crescita dell'occupazione, soprattutto nei settori dei servizi e dell'industria. Il tasso di occupazione è tornato finalmente ai valori pre-crisi: la crescita dei posti di lavoro ha riguardato sia le posizioni a tempo indeterminato sia quelle a tempo determinato. L'occupazione è aumentata dello 0,9% rispetto al primo trimestre del 2018 e dell'1,7% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. A questo dato sono associate altre due buone notizie, che incidono sui fenomeni che sono considerati a livello internazionale le principali "piaghe" del mercato del lavoro italiano. La prima: questo miglioramento dell'occupazione è accompagnato da una riduzione tendenziale consistente degli inattivi. La seconda: la riduzione più significativa del tasso di disoccupazione si registra tra i giovani, rispetto alle altre classi di età.
Per evitare trionfalismi, è bene sapere però che negli ultimi dieci anni il mondo del lavoro è profondamente cambiato: gli occupati part-time sono aumentati di quasi un milione, a fronte di una diminuzione di poco inferiore di quelli a tempo pieno. Di conseguenza è molto diversa, oggi rispetto a dieci anni fa, la figura-tipo di chi trova un'occupazione. È un lavoratore a tempo, molto più flessibile, che lavora più negli alberghi e nella ristorazione, nei servizi alle imprese, nella sanità e nei servizi alle famiglie che nell'industria in senso stretto, nelle costruzioni e nella Pubblica Amministrazione. Ed è un cittadino consapevole, come tutti noi, che sarà molto difficile che il mercato del lavoro torni indietro.
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