Ieri Amnesty International compiva 60 anni (Gian Antonio Stella sul “Corriere”, 26/5, ne ripercorre la storia) proprio all'indomani del singolare caso di uno Stato sovrano, la Bielorussia, che dirotta l'aereo passeggeri di una compagnia irlandese per rapire un giornalista dissidente, Roman Protasevich. Un'enormità che non sfugge alla stampa italiana, non sempre attenta alla Bielorussia, incuneata nel cuore dell'Europa, ma avvertita come terra remota, di cui serenamente disinteressarsi. Che stia cambiando qualcosa? Due quotidiani, “Corriere” e “Repubblica” (25/5), ospitano un'intervista alla leader dell'opposizione, Svetlana Tikhanovskaya. Al centro lui, il dittatore Lukashenko, con la sua personalità che a molti appare fuori controllo. Il dirottamento, secondo Tikhanovskaya al “Corriere”, «è un segno che Lukashenko non sa quello che fa. E che non ha più altro mezzo, per mantenere il potere, che la paura». Le fa eco sulla “Stampa” (titolo: «Il dittatore che gioca senza regole», 25/5) Anna Zafesova: «Ogni giorno che guadagna è una conquista, indipendentemente dal prezzo, perché dopo arriverà comunque il diluvio. È questo che lo rende una farsa, tragicomica e molto pericolosa». Il sigillo, pesantissimo, lo pone l'ex ministro Pavel Latushko intervistato da Michela G. Iaccarino sul “Fatto quotidiano”: «Lukashenko è un terrorista, un fanatico, un malato di potere. Ha appena emesso un documento su come gestire la nazione dopo il suo decesso».
E l'Unione Europea? Roberto Saviano (“Corriere”, 25/5) la chiama in causa: «L'Europa non ha scelta, deve prendere una decisione e deve farlo subito perché Lukashenko ha compiuto un atto di guerra» contro di lei. «L'Europa, unita, intervenga a sostegno del popolo bielorusso, in difesa della libertà». La Ue in effetti sta muovendo i primi passi, con cautela. E questo motiva lo scetticismo di Latushko: «L'Unione ha paura della reazione di Putin, ma vi preoccupate più della relazione con il presidente russo o della vita delle persone?».
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