Alessio Romagnoli s'è alzato, iermattina, e si è trovato in prima pagina. Il suo nome - ridotto semplicemente a “Romagna” - per sottolineare la sua italianità accompagnata da un bicchiere di Sangiovese, magari il “novello” che sta arrivando, per un brindisi non ancora a livello di un prosecco (non dirò più champagne per un progetto autarchico). In altre “prime”, Belotti, Immobile, Mancini toscanello atalantino, Di Francesco jr, ierlaltro Florenzi, Gagliardini e Politano, venerdì Insigne apripista del Mertens, il belga/napoletano ormai per tutti Ciro.
Solo la Juve, tutta straniera tranne due (De Sciglio e Bonucci) e senza Bernardeschi potenziale goleador nostrano. Stupisco. La Juve orgoglio azzurro che tradisce la sua natura patriottica con la scusa di farsi la Champions a tutti i costi. Mi torna in mente un Boniperti che “aprì” generosamente agli stranieri - anni Novanta - e mi rimproverò per aver usato quella... parolaccia: «Non è giusto dire stranieri, sa di xenofobia, si dice provenienti da federazione estera». Bei tempi: adesso è tempo di italiofobi, è sempre più difficile trovare giocatori per un'Italia mortificata dal venturismo (Chievo conferma il nesso) ma sembra quasi - leggendo i nomi dei goleador del weekend - che Roberto Mancini porti bene alla Nazionale. Sembra quasi l'avvio del progetto di riforma che Tavecchio promise e che Gravina dovrebbe attuare. Buona fortuna. È comunque piacevole - esotismo a parte - contribuire con pedatori nostrani a una incredibilmente bella settimana di Champions in cui alla Juve di Cristiano Ronaldo, all'Inter di Maurito Icardi, al Napoli di Mertens, alla Roma di Džeko possiamo aggregare campioni nostrani degni di un'Europa che ci osserva ammirata e preoccupata mentre stiamo per incontrare alla pari il Manchester United, il Barcellona, il Paris Saint-Germain e il Cska di Mosca. Senza discutere di fatturato. Anzi: già che ci sono, mi piace notare che fra le carte che testimoniano (presunti) imbrogli finanziari non compaiono club italiani. Noi - anche sciocchi nel mondo dei furbi, verrebbe da dire - rispettiamo il fair play. Ci manca solo di sapere - a proposito di business - come sta il Milan. Intanto si gode il suo “Romagna” etichetta rossonera.
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